di Billy Nuzzolillo
Il via libera definitivo alla nuova legge sulle intercettazione può rappresentare un pericoloso punto di svolta poiché, al di là degli specifici aspetti legati al provvedimento in sé, verrebbe probabilmente a mancare l’ultimo strumento utilizzato dalla stampa per aprire una finestra sul malaffare che si cela nelle viscere di questo paese.
I principali mezzi d’informazione, tra crisi, tagli e ruolo sempre più preponderante degli editori, mostra un preoccupante calo degli investimenti e delle risorse umane da destinare al giornalismo d’inchiesta. Nel Mezzogiorno, poi, l’editoria è sempre più condizionata dal sostegno delle istituzioni e dagli umori di imprenditori che utilizzano i media come forma di pressione nei confronti dei politici. E poi c’è la malavita organizzata, che mette a repentaglio la stessa vita di chi opera coraggiosamente nel mondo dell’informazione.
In questo drammatico contesto una delle principali fonti di informazione è rappresentata proprio dalle carte giudiziarie comprendenti le intercettazioni, dagli atti prodotti da magistrati coraggiosi.
Sono gli atti delle inchieste “Why not” e “Poseidon”, condotte da Luigi De Magistris, che, attraverso le intercettazioni, ha consentito di smascherare la nuova Tangentopoli trasversale in atto nel Mezzogiorno, basata su fondi pubblici, soprattutto europei, che arrivano in Italia e vengono spartiti, sulla scorta di quanto già precedentemente stabilito a monte, cioè a Bruxelles.
Le conseguenze di queste inchieste sono note a tutti: De Magistris ha abbandonato la magistratura e fa il parlamentare europeo; Gioacchino Genchi è stato sospeso dal servizio e, soprattutto, è stato processato “mediaticamente”; Carlo Vulpio è stato, per così dire, “marginalizzato” dal Corriere della Sera.
E proprio il caso di Vulpio è emblematico: i giornalisti ormai riescono fare le inchieste solo attraverso i libri. E lo fanno facendo largo uso di carte processuali. Marco Travaglio, Gianni Barbacetto, Peter Gomez, Oliviero Beha, Marco Tinti hanno creato un nuovo segmento giornalistico. Chiare Lettere è divenuta la casa editrice leader del settore e da due anni organizza in Sicilia il Festival del giornalismo d’inchiesta
Poi ci sono le cronache giornalistiche di questi giorni, che hanno messo a nudo, attraverso le intercettazioni, un preoccupante sistema di corruttela. Un ministro è stato costretto alle dimissioni. Pesanti ombre si addensano sui vertici della Protezione Civile.
Un’altra forma di informazione coraggiosa, soprattutto nel Mezzogiorno, è poi quella prodotta dalle testate online, dai blog e, da qualche tempo, persino attraverso il social network Facebook. Una informazione atipica, spesso faziosa e inattendibile, ma soprattutto anarchica. Beppe Grillo ne ha intuito per primo le potenzialità. Sono nati i Meetup. Poi i V Day e le liste.
L’informazione prodotta dalla Rete proviene soprattutto dal basso, attraverso i nuovi strumenti messi a disposizione dal Web 2.0, accessibili a tutti a costi irrisori (“digital divide” permettendo…). Si è arrivati persino a creare la tv di condominio.
Un magma in continua evoluzione, insomma. Per imbrigliarlo, qualche mese fa, si è tentato di introdurre una regolamentazione finalizzata, in ultima analisi, alla riduzione degli spazi di libertà.
Una forte levata di scudi ha sostanzialmente bloccato questo tentativo. Ma ora, con la nuova legge sulle intercettazioni, anche per l’informazione online, al pari degli altri media, si ridurranno drasticamente gli spazi di libertà. Ma soprattutto verrà neutralizzata la funzione di archivio online, accessibile e consultabile da ogni angolo del mondo e in qualsiasi momento.
Certamente si è fatto un uso distorto dello strumento e, spesso, le intercettazione sono state usate faziosamente per colpire la parte avversa, soprattutto da parte delle testate politicamente più schierate. Un nuova regolamentazione della materia, però, non può andare nella direzione voluta in queste ore dall’esecutivo, non può essere di stampo liberticida.
Per questo motivo la battaglia per impedire l’entrata in vigore della nuova legge sulle intercettazioni resta, soprattutto, una battaglia a difesa della libertà di informazione.
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