di Giancristiano Desiderio
Il partito democratico oscilla tra due errori o, meglio, illusioni: la inesistente vocazione maggioritaria e la esistente ma sterile squadra di centrosinistra. Che si tratti di due illusioni non lo diciamo noi ma la storia di questi anni e la cronaca di questi giorni: con la sfida solitaria del Pd di Walter Veltroni si è raggiunto il risultato più positivo per Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. D’altra parte, con le esperienze dell’Ulivo e della ancor più triste Unione si è messa in campo un’alleanza abborracciata del tutti dentro – il famoso “da Mastella a Cossutta” – che è una cosa molti simile alla parrocchiale banda di scarpa sciolta. Con la prima illusione, quella maggioritaria, non ci sono i voti; con la seconda illusione, quella del vestito di Arlecchino, non c’è il governo. In entrambi i casi non resta che prendere atto di questo fatto: il Pd deve farla finita con l’idea stessa di centrosinistra. Sembra solo una battuta, ma se si guardano le cose con il necessario disincanto si vedrà che in fondo in fondo il Pd è prigioniero proprio di questa idea, se non addirittura di questa parola: centrosinistra.
C’è una controprova insospettabile: il centrodestra. In verità, il centrodestra in Italia non c’è. C’è il berlusconismo che è composto da due elementi: Berlusconi e la Lega. Ancora una volta è la storia che ci parla con grande chiarezza. Mettete insieme Berlusconi e la Lega – An è un’appendice e comunque appartiene al mondo minore degli sdoganati – e avete le vittorie elettorali e politiche degli ultimi sedici anni; separate Berlusconi e la Lega e avrete l’unica vittoria del centrosinistra degna di essere ricordata: quella del 1996. Infatti, quella del 2006 non è degna di menzione dal momento che non fu una vittoria ma una sconfitta camuffata da vittoria, come poi si rivelò appieno due anni dopo. Dunque, se non c’è il centrodestra, perché a sinistra si continua a pensare di contrapporre a Berlusconi e la Lega il centrosinistra? E’ un’idea folle che conviene soltanto al berlusconismo leghista o al leghismo berlusconiano. Il centrosinistra è un’assicurazione a vita sulla vittoria di Berlusconi. Il centrosinistra è una prigione della quale il Pd sta misurando da anni i confini. E’ un incantesimo dal quale si esce in un solo modo: con un’invenzione.
L’invenzione da farsi è un nuovo partito. Quello che c’è non serve a niente. Non serve a niente perché può fare solo due cose e sono entrambe improduttive: la corsa solitaria e l’alleanza con il centro. Invece, bisogna provocare uno choc, rifare un altro e diverso partito che la faccia finita con l’idea stessa di sinistra. Agli italiani bisogna proporre un’alternativa di governo. Occorre dire loro che le facce di Berlusconi e Gasparri e Calderoli le possono sostituire perché è stata creata un’alternativa di governo che non è più la solita minestra riscaldata della sinistra e del centrosinistra. Certo, un’invenzione politica comporta coraggio, iniziativa, visione. Ma se non si ha coraggio, iniziativa, visione delle cose e degli uomini e si vuole fare politica significa che si è sbagliato mestiere.
Si guardi in faccia la realtà: la sinistra che un tempo si definiva radicale e antagonista dov’è? Si è estinta come in un’evoluzione darwiniana ed è stata rimpiazzata dal grillismo e dal vendolismo. Berlusconi e la Lega non chiedono niente di meglio. Ma la prossima tappa della lotta per la sopravvivenza riguarderà proprio il Pd che giustamente Giulio Tremonti definisce il “partito appenninico”. Il Pd è già oggi una riserva tosco-emiliana. Sciogliersi, dopo tutto, per rivolgersi al Paese e proporre un’alleanza di governo non è un rischio, ma un’occasione.
PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO LIBERAL