di Giancristiano Desiderio
Necessaria premessa: scrivo queste note con spirito di amicizia, senza interesse personale e nella speranza che le critiche siano stimolo al miglioramento della vita politica della mia cittadina: Sant’Agata dei Goti. Mi limito a considerare i fatti e gli uomini politici locali. Infatti, se si allarga troppo la scena si alimenta solo confusione, mentre ciò che è interessante per la comprensione della vita politica è la facoltà di agire che tutti gli uomini hanno. Il caso santagatese è per questo un caso di scuola.
Voti necessari ma non sufficienti
Sant’Agata dei Goti esprime oltre settemila votanti. Ben più della metà si riconosce nell’area politica di centrodestra. Tuttavia, Sant’Agata dei Goti ha un’amministrazione di sinistra e non ha più, ora che in Campania governa il centrodestra di Stefano Caldoro, un consigliere regionale che, invece, aveva quando governava Bassolino. La città di Sant’Agata dei Goti poteva essere in Regione. Non lo è. Come mai?
Alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010 Mario Ascierto Della Ratta ha raccolto 12.810 voti. Molti, ma inutili. Non sono stati sufficienti per l’elezione al consiglio regionale. Luca Colasanto ne ha raccolti 12.923: 113 in più rispetto al suo avversario di partito. Ma dei suoi 12.923, Colasanto che è di Baselice, ne ha presi circa 350 a Sant’Agata dei Goti. Sono proprio questi 350 che hanno fatto la differenza: Colasanto, che è semplicemente estraneo a Sant’Agata dei Goti, ha vinto grazie ai voti dei santagatesi e il santagatese Mario Ascierto Della Ratta ha perso grazie ai (non) voti dei santagatesi. Quanti sono, infatti, i voti che il santagatese ha raccolto in quella Sant’Agata dei Goti capace di dare alle politiche anche oltre quattromila voti al Pdl? Solo 1600. Gli elettori di centrodestra sono uniti quando votano per le politiche, ma sono divisi e l’un contro l’altro armati quando votano per le amministrative. Come mai? La divisione locale è fisiologica, ma qui siamo ben oltre la naturale fisiologia. C’è un problema di rappresentanza.
Non è una questione tra le tante, ma la questione che determina il declino della vita istituzionale di Sant’Agata. I voti sono necessari ma non sufficienti per fare politica. Questa è una storia esemplare che merita di essere raccontata.
Gli sbagli si pagano
Nella vita gli sbagli si pagano. L’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori. Anche in politica gli sbagli si pagano. Solo che tra gli sbagli della vita e quelli della politica c’è una differenza: gli sbagli della vita ognuno se li piange per conto suo, mentre gli sbagli della politica ricadono anche sulle vite delle altre persone. E’ proprio per questo che il potere è limitato e controllato e periodicamente sottoposto a revisione tramite le elezioni che altro non sono che la possibilità di cambiare il governo senza spargere sangue. In altre parole, chi sbaglia paga. E’ questo il principio che è stato applicato anche per Mario Ascierto Della Ratta: ha sbagliato e ha pagato. Ma qual è stato l’errore che ha commesso?
Il tradimento
Le cronache cittadine raccontano di un precedente errore elettorale e politico dell’ex consigliere regionale di Alleanza nazionale. In occasione delle ultime elezione comunali si sarebbe macchiato di tradimento. Non avrebbe votato la lista del Pdl e non avrebbe fatto votare il candidato-sindaco del Pdl, Pietro Farina, e invece avrebbe votato la lista del sindaco uscente Alfonso Ciervo. Se è vero, si è trattato senza dubbio di un grave errore. Come si può infatti determinare la sconfitta della propria parte politica e poi pensare che quella stessa parte politica ti debba a sua volta sostenere e votare? Un errore così marchiano prima o poi si paga.
L’errore è stato anche più grossolano se si considera che Alfonso Ciervo è stato sconfitto alle ultime comunali proprio come Mario Ascierto Della Ratta: per 100 voti o poco più. A trarne beneficio è stato il terzo candidato-sindaco Carmine Valentino che con 2800 voti e rappresentando appena il 30 per cento dell’elettorato santagatese si è ritrovato sindaco. Ma a questo punto Mario Ascierto Della Ratta, che già sapeva di voler correre e di poter correre per le elezioni regionali, si è ritrovato con il cavallo sul quale aveva puntato – il Ciervo – fuori gioco, con il suo avversario politico – il Valentino – in sella e con quello che doveva essere il naturale alleato – il Farina – con il dente avvelenato e pronto a rendere pan per focaccia alla prima occasione.
La vendetta
La vendetta è un piatto che va servito freddo. Pietro Farina non lo ha servito subito. Ha atteso e, in verità, non ha dovuto attendere neanche troppo. La prima occasione utile che gli si è presentata l’ha sfruttata al meglio. Prima è riuscito a farsi nominare coordinatore cittadino del Pdl e poi in nome del Pdl è riuscito a togliere voti al candidato santagatese del Pdl e darli al candidato fortorino del Pdl. Una vendetta classica. Gli sbagli, come detto, si pagano. Tuttavia, il prezzo pagato va ben al di là dell’errore. Soprattutto, lo paga un’intera comunità. La vendetta di Pietro Farina, in altre parole, è comprensibile, ma non condivisibile. Una somma di errori non ci dà una cosa giusta. La gioia di Farina è amara perché resta il fatto che il coordinatore cittadino del Pdl ha lavorato per non far eleggere il candidato santagatese del suo partito al consiglio regionale. La vendetta di Farina è uguale all’errore di Ascierto Della Ratta. Il Pdl santagatese non è un elemento di pace ma di conflitto, non è affidabile ma inaffidabile, non è una forza tranquilla ma avvelenata. La vendetta di Farina è una soddisfazione personale, ma non ha una validità politica duratura. E’ destinata a ripetere i medesimi errori. Bisogna cambiare strada. Esiste un’altra strada? Sì ed è quella che porta a riconoscere il vero errore che è all’origine della storia della “questione santagatese”.
Il vero errore
Il vero errore da cui ha avuto origine, come da una verità non riconosciuta, tutta la disavventura politica prima di Pietro Farina e poi di Mario Ascierto Della Ratta non è stato commesso solo da Mario Ascierto Della Ratta e non è stato commesso solo da Pietro Farina, ma è stato commesso da tutt’e due e insieme. Ricorderete: è sindaco, all’epoca, Alfonso Ciervo, mentre Carmine Valentino è assessore ai Lavori Pubblici. La maggioranza di centrosinistra, che sembra granitica, perché unita da interessi, va in frantumi proprio per i troppi interessi. L’assessore Valentino, che è contemporaneamente anche assessore alla Provincia nella giunta Nardone, rompe l’alleanza con il sindaco e vuole il più rapido ritorno al voto. Il sindaco, che è anche lui assessore nella giunta Nardone, si rivolge all’opposizione e invece di trovare la porta chiusa la trova aperta. Infatti, sia Farina sia Ascierto Della Ratta, invece di criticare il sindaco Ciervo e di mettere in luce tutte le crepe e le contraddizioni della sua amministrazione, ritengono possibile e utile lasciare i banchi dell’opposizione e passare in maggioranza e addirittura in giunta. Per la precisione entrano a far parte della nuova giunta di Alfonso Ciervo i consiglieri della ex opposizione Pietro Farina che diventa vicesindaco, Piero Farina che diventa assessore alle Finanze, Antonio Della Ratta che diventa assessore ai Lavori Pubblici, mentre il consigliere Mario Ascierto Della Ratta dà il suo voto e il suo assenso alla irresponsabile operazione di trasformismo di palazzo e si viene a trovare nella strana situazione in cui al consiglio regionale è all’opposizione del centrosinistra di Bassolino e nel consiglio comunale è nella maggioranza del centrosinistra di Ciervo e Costantino Boffa uomo di Bassolino.
Pietro Farina e Mario Ascierto Della Ratta non fanno la cosa più semplice e giusta: non chiedono le elezioni e non si candidano, come legittimamente avrebbero potuto, alla guida del Comune in qualità di sindaco e di vicesindaco. Fanno invece la cosa più complicata, ingiusta e – come poi dimostreranno i fatti – anche la più stupida: tradiscono il proprio mandato elettorale, vengono meno al compito fondamentale dell’opposizione che critica, controlla e si prepara a diventare governo e diventano la stampella che sorregge un sindaco e un’amministrazione di sinistra ormai già finita. In questa loro azione senza senso istituzionale lasciano il campo dell’opposizione tutto libero per Carmine Valentino che così ha il tempo necessario e sufficiente per accreditarsi come il vero oppositore di un sindaco nepotista quale il Ciervo. Insomma, un vero capolavoro e pasticcio politico-istituzionale del quale i nostri eroi si renderanno conto solo quando sarà troppo tardi e avranno ormai rotto il loro accordo politico.
Riassumendo: tanto la sconfitta di Pietro Farina alle comunali quanto la sconfitta di Mario Ascierto Della Ratta alle regionali sono figlie della stessa scelta sbagliata: il trasformismo comunale. Il problema santagatese non è come trasformarsi per avere voti, perché i voti dell’area di centrodestra già ci sono e in abbondanza. Il problema è come rappresentare in politica e nelle istituzioni quella vasta area elettorale che già c’è. La questione riguarda la rappresentanza, non il consenso.
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico
Tuttavia, tutti commettiamo errori. Errare è umano. Ma anche riconoscere i propri errori è umano. E in questa storia, invece, nessuno mai riconosce pubblicamente gli errori. Farina e Della Ratta non hanno sbagliato da soli, ma con il contributo dei vertici provinciali del centrodestra. Errare è umano, troppo umano, ma perseverare è diabolico. Gli errori del Pdl santagatese e beneventano ricadono sulla comunità di Sant’Agata dei Goti. Come si esce da questa situazione? Rifondando il centrodestra. Farina e Della Ratta devono porsi il problema in pubblico, guardandosi in faccia, e parlare con elettori, amici, simpatizzanti, collaboratori con franchezza. Gli errori si riconoscono con umiltà. Altrimenti gli errori del passato non riconosciuti continueranno a pesare sul presente e sul futuro.
Per un nuovo centrodestra
Oggi il modello del centrodestra campano è cambiato. Le elezioni regionali hanno prodotto una netta svolta in cui l’Udc ha una sua funzione importante – voluta peraltro fortemente proprio da Caldoro – e non se ne può non tener conto. Proprio a Sant’Agata dei Goti c’è la concreta possibilità di rifondare da subito il nuovo centrodestra coniugando insieme il Pdl e l’Udc. E’ inutile dire che si tratta di una forza politica e sociale che, forse, ha solo il problema di essere troppo vasta e troppo forte. Il vero ostacolo, ancora una volta, non è l’elettorato, ma la sua rappresentanza.
La forza moderata che non c’è
Alla vasta area politica e sociale del Pdl più l’Udc non corrisponde un luogo in cui discutere di politica e fare opposizione all’amministrazione Valentino. Il consiglio comunale è insufficiente. Eppure, la costruzione della consapevolezza politica di questa grande forza moderata è la cosa più naturale che si possa oggi fare a Sant’Agata dei Goti. La cittadina ha una sua tradizione e una passione per la lotta politica: dopo aver speso tante energie per progetti sbagliati, vale la pena lavorare a un progetto non solo vincente, ma anche dignitoso secondo la logica bipartisan della democrazia dell’alternanza.
Farina e Ascierto Della Ratta devono essere consapevoli di questo: il miglioramento politico di Sant’Agata dei Goti dipende dal centrodestra e non dal centrosinistra. Ma il centrodestra non si identifica né con le loro singole persone né con i loro insufficienti voti personali. L’attuale amministrazione non ha margini di sviluppo. E’ destinata a restare quel che è. Il centrodestra ha invece un grande potenziale non solo perché può far nascere un’alleanza nuova, ma soprattutto perché è solo dalla posizione e dalla volontà del centrodestra che si può ridare ordine e senso alla “questione santagatese”.
Pietro Farina e Mario Ascierto Della Ratta – ma ai loro nomi se ne possono aggiungere tanti altri – hanno l’intelligenza e l’onestà per riconoscere la bontà del progetto moderato e la necessità di un incontro per ricreare a Sant’Agata dei Goti uno spirito pubblico degno della civiltà delle singole persone.