di Antonio Medici
Ieri sera gli autori del libro “Il Cappio”, un magistrato della DDA ed un giornalista palermitano, nel corso della presentazione organizzata da Sanniopress onlus, ci hanno spiegato che la rilevanza assoluta del racket per la criminalità organizzata, non consiste nel flusso di denaro che esso genera per le casse dei clan. Il “pizzo” è, piuttosto, lo strumento attraverso cui l’organizzazione criminale afferma la sovranità su un territorio. Il pizzo è, infatti, al contempo una “tassa” del contro stato ed una “polizza assicurativa” con la quale ci si copre efficientemente da una serie di rischi che potrebbero danneggiare l’attività economica, rischi di mercato e rischi criminali.
Mi pare che il concetto di sovranità territoriale affermata attraverso pratiche illecite, essenziale alla criminalità organizzata, possa essere utile ad analizzare la situazione di Benevento.
Si è convenuto ieri sera che mentre una parte delle istituzioni (taluni politici, taluni esponenti delle forze dell’ordine, taluni esponenti della magistratura, taluni esponenti del mondo delle imprese) afferma ostinatamente che Benevento sia una “città tranquilla”, una città sostanzialmente immune dalla penetrazione della criminalità organizzata, siano, invece, ben radicati e presenti fenomeni che fanno ritenere l’esatto contrario: il sostituto procuratore Antonio Clemente ieri ha parlato, tra l’altro, di metodo corleonese nella gestione degli appalti pubblici in talune zone del Sannio, Simone Aversano ha parlato di una sostanziale omertà dei commercianti rispetto al problema del racket, Gabriele Corona ha spiegato come gli episodi criminali violenti si susseguano incessantemente in città, avendone registrati 30 in un anno nel solo Rione Libertà.
Nonostante queste rappresentazioni, continua a prevalere l’idea, sincera o auto assolutoria, che Benevento sia una città sostanzialmente immune dalla penetrazione della criminalità organizzata, un’isola felice. Probabilmente ciò accade perché il livello di pervasività delle azioni di violenza non ha raggiunto livelli tali da condizionare le azioni quotidiane dei singoli. Ogni cittadino napoletano e casertano teme costantemente di essere coinvolto in azioni criminali violente (sparatorie, omicidi, rapine, esplosioni ecc), il cittadino beneventano no perché la pervasività della violenza non è tale da generare paura diffusa; per fortuna, mi sento di aggiungere. Questa situazione consente che ci si possa ipocritamente convincere o far convincere che la criminalità organizzata non sia tra noi ovvero più pericolosamente che le attività delle organizzazioni criminali siano ferme ad un livello tollerabile e fisiologico.
Sappiamo che la criminalità organizzata è costantemente impegnata ad avviare attività economiche, in ogni parte d’Italia e d’Europa, attraverso cui riciclare l’enorme mole di denaro generato dai traffici illeciti e contemporaneamente assistiamo a Benevento da anni ad investimenti poderosi in attività edilizie private avviate illecitamente o in virtù di atti corruttivi, investimenti poderosi in attività commerciali che strangolano il piccolo commercio, appalti truccati, realizzazione di capannoni industriali poi abbandonatie quant’altro. Possiamo, dunque, porci qualche interrogativo, tenendo conto del concetto di sovranità territoriale necessario alla criminalità espresso ieri dagli autori de “Il cappio”, Maurizio De Lucia ed Enrico Bellavia.
Esiste o no a Benevento un sistema di malaffare e corruzione che realizza una sovranità territoriale ed economica con espressione nell’edilizia e nel commercio? Esiste o no un sistema collusivo politico – economico – criminale che realizza una sovranità territoriale, alterando tanto il funzionamento democratico (leggi ricambio classi dirigenti) che il funzionamento del libero mercato? Esiste in definitiva in questa città un cappio di malaffare collegato alla criminalità organizzata che strangola la città?
Mi sembra che i fatti e le voci libere della città diano risposta affermativa a tutte queste domande.
Se ci interroghiamo, dunque, sull’esistenza di una sovranità territoriale altra rispetto a quella della legge dello Stato, credo che più facilmente arriveremo a condividere l’idea che Benevento più che una città tranquilla sia una città tranquillamente penetrata dalla criminalità organizzata, in connivenza con un sistema politico-burocratico-affaristico disinteressato del progresso civile ed economico della nostra comunità e del nostro territorio.