di Giancristiano Desiderio
I candidati alle regionali ripetono spesso questo ritornello: “Basta con il napolicentrismo, il Sannio sarà protagonista”. L’idea stessa di paragonare Napoli e il suo immenso hinterland, i loro bisogni e i loro sprechi, le loro virtù e i loro vizi, il loro malaffare e la loro vita tragica che prende il nome di camorra, con l’enclave beneventana è un marchiano errore storico prima che politico. La Regione è “napolicentrica” e rimarrà “napolicentrica” perché Napoli e dintorni hanno oltre tre milioni di abitanti mentre Benevento e provincia non raggiungono i trecentomila. Dove volete che girino, dunque, gli interessi e i servizi e – diciamolo – i soldi della Regione? Napoli è stata per tanto tempo la capitale non della Campania, ma del Mezzogiorno e se il prossimo governo regionale volesse fare qualcosa di buono, altro non potrebbe fare che investire su Napoli e dintorni e riscoprire la vocazione storica di Napoli ad essere la capitale del Mezzogiorno. In questo modo, non solo la città partenopea, ma tutta la regione e il Sud ne riceverebbero effetti positivi. La stessa cosa non si può dire per Benevento: per quanto, con qualche sforzo e un po’ di amor patrio, si possa riconoscere alla “città longobarda” d’essere una cerniera tra il Tirreno e l’Adriatico, non potrebbe mai essere una capitale meridionale e un investimento geopolitico sannita non trasformerebbe il Sannio nella locomotiva del Mezzogiorno. La critica al “napolicentrismo”, dunque, è semplicemente una fesseria.
Altra cosa è rappresentare Benevento e la sua provincia nel consiglio regionale e nel governo della Regione per migliorare i servizi come scuola, sanità, trasporti. Ma in merito a questi temi non si sente alcuna idea seria, né la politica sembra in grado di esprimere candidati che abbiano contezza della realtà sociale che dovrebbero rappresentare. Anzi, la politica non solo appare al di sotto di questa funzione, ma è causa di problemi. La specialità del politico beneventano dovrebbe essere il Sannio messo a tema, ma fatta eccezione per Pasquale Viespoli non è facile indicare un nome la cui attività non sia specchio, nel migliore dei casi, di banale propaganda. E quando ci muoviamo nella propaganda siamo ancora, tutto sommato, in una sottospecie di retorica inutile e (quasi) innocua. Però, purtroppo, negli ultimi tempi la propaganda sta subendo un’involuzione rischiosa che tende a sfociare nell’arbitrio. Si prenda il caso del nuovo ma chiuso ospedale di Sant’Agata dei Goti. Ci sono tutti gli elementi per condurre, con studio e passione, una seria battaglia civile per offrire a una vasta area di comuni e abitanti un buon servizio sanitario in una provincia che conta solo due ospedali concentrati, per giunta, nella sola Benevento. La politica – i partiti, i deputati, i candidati – avrebbero dovuto fare di questo tema e di questo importante ospedale, che è stato costruito alla periferia di Sant’Agata dei Goti proprio per consentire una buona comunicazione, il tema principale; invece, è la stessa politica la causa prima dell’incredibile ritardo e dello scarso utilizzo, quando sarà, del nuovo ospedale santagatese.
La vicenda merita di essere sottolineata perché è un caso di scuola: la Asl di Benevento aveva stabilito la sospensione dei ricoveri all’ospedale di Cerreto Sannita per iniziare il trasferimento della vecchia struttura – come è avvenuto per Sant’Agata – nella nuova, ma la politica invece di sostenere, come avrebbe dovuto, la decisione dell’Asl, fatta in osservanza della legge, ha protestato chiedendo in nome della campagna elettorale e del suo esito la sospensione dell’atto amministrativo. Così, con la propaganda, si è passati dalla legge all’arbitrio. Un pessimo segnale che annuncia il pericolo di un’involuzione della rappresentanza politica sannita.
mai lette tante idiozie tutte in una volta.ogni scusa è buona pur di giustificare le scelleratezze di quell’antro inurbano.
patetico….