di Giancristiano Desiderio
Dice Mario Landolfi, vice coordinatore campano del Pdl: “Il Pd farà le primarie a gennaio, perché mai noi dovremmo indicare prima il nostro candidato?”. Già, perché? Per almeno tre motivi che proverò ad indicare.
Primo: il Pdl, come conferma lo stesso Landolfi, è dato per vincente ed è curioso che uno schieramento politico vincente si faccia dettare i tempi delle proprie scelte dallo schieramento perdente. E’ proprio un errore mostrare autonomia, capacità di scelta, decisione?
Secondo: scegliere in tempo utile il nome del candidato del Pdl non significa solo indicare un nome, ma anche e soprattutto un’agenda di priorità e una strada da seguire. La Campania attende dal centrodestra una svolta per archiviare definitivamente il bassolinismo come sistema di potere che ha relegato Napoli e la regione in coda allo sviluppo nazionale. Il Pdl, invece, tutto preso dai suoi problemi interni sembra aver dimenticato le ragioni politiche della critica all’uomo politico più longevo della Seconda o Terza (fate voi) repubblica: Bassolino.
Terzo: scegliere un candidato autorevole che goda dell’unione delle forze politiche che comunque costituiscono il Pdl significa anche spezzare definitivamente il patto di potere di Bassolino e De Mita. Oggi l’Udc ha una posizione mediana che, però, tende a guardare più a destra di quanto non guardi a sinistra. In Campania il partito di Casini è solo virtualmente “tra color che son sospesi” perché in realtà ha chiaramente manifestato la volontà di allearsi con il Pdl ritenendo chiusa la stagione bassoliniana. Eppure, il Pdl aspetta le primarie dell’avversario e contribuisce a rinverdire una stagione delle alleanze che è chiusa nei fatti e nei sondaggi.
Dunque, la posizione di Landolfi va capovolta: visto che il Pd farà le primarie a metà gennaio è bene che il Pdl scelga prima il suo candidato perché, altrimenti, più tempo passerà e più si lascerà agli avversari la concreta possibilità di dettare tempi e temi di una campagna elettorale che ora il Pdl crede di aver già vinto, ma che dopo non offrirà le stesse garanzie.
Tuttavia, queste considerazioni sono frutto di buon senso, ma il più delle volte il buon senso non è sensato in politica perché ciò che veramente conta sono i rapporti di forza. Accade, come dimostrano i fatti, anche questa volta. E non perché i politici del Pdl siano insensati, piuttosto perché la scelta del successore di centrodestra di Bassolino divide il Pdl in due partiti: il partito del fondatore Berlusconi e il partito del co-fondatore Fini. Le elezioni regionali hanno sempre un valore politico, ma quelle della primavera 2010 hanno un alto peso politico in quanto determineranno e ritoccheranno i rapporti di forza tra la Lega e i due partiti che pur esistono nel cosiddetto “partito unico” di centrodestra. Ecco perché il Pdl campano pur preparato a vincere è ancora impreparato a presentare candidato, squadra e programma. La svolta della Campania può attendere.