di Giancristiano Desiderio
Padre Pio non fa più miracoli. Almeno quelli economici e commerciali. La crisi mondiale non risparmia neanche Pietrelcina: il piccolo “borgo antico” dove nacque Francesco Forgione. Cala il numero dei pellegrini, scende il giro d’affari e chiudono negozi, bar, ristoranti. E’ la conseguenza della crisi? “Avevo aperto la mia bottega di souvenir da circa cinque anni e le cose andavano discretamente”, ci dice Mario, un passato da barista che qualche anno fa ebbe l’idea di trasferirsi a Pietrelcina e investire i suoi risparmi in un negozietto di ricordi del frate con le stimmate a Pietrelcina, “poi è sopragiunta quella che tutti chiamano crisi, i fedeli di San Pio hanno iniziato ad essere di meno, quelli che vengono guardano, curiosano ma spendono sempre meno e alla fine, mio malgrado, ho dovuto chiudere. Si dice che sia la crisi, ma le cose stanno diversamente”. Mario aveva il suo negozietto a due passi dalla casa natale di Padre Pio: il cuore della vecchia Pietrelcina che è frequentatissimo dai pellegrini. “A due passi da me c’era anche un piccolo ma buon ristorante”, racconta l’ex barista, “hanno resistito finché hanno potuto, poi anche loro si sono arresi. Chiuso. Fine del miracolo”. Il calo delle presenze ma, soprattutto, la minore capacità di spesa dei pellegrini e dei fedeli non risparmia nessuno. Lo storico Hotel Il Sannio, ad esempio, che pur registra un alto numero di presenze in questa stagione, ha abbassato i prezzi delle camere per venire incontro alle mutate possibilità di spesa che riguardano sia il turista fai da te sia il turista organizzato. “C’è stato un tempo qui a Pietrelcina”, ci dice Mario che ha il polso della situazione, “in cui bastava aprire una rosticceria, un piccolo bar, vendere pizzette e panini per lavorare intensamente ogni santo giorno. Ma poteva veramente durare? No di certo. Padre Pio ha fatto il miracolo, ma poi toccava anche agli uomini fare la loro parte. E proprio questo è il tasto dolente: si è puntato sul turismo mordi e fuggi, quello di un giorno, mentre ora ci si rende conto che bisognava essere lungimiranti e organizzarsi per accogliere i pellegrini al soggiorno lungo a Pietrelcina. Non lo si è fatto e ora tutti ne paghiamo le conseguenze: i più forti resistono, i più piccoli chiudono”.
Un giorno Padre Pio disse ad alcuni compaesani che andarono a fargli visita al convento sul Gargano: “Vedete quanta gente c’è al santuario? Un giorno sarà così anche a Pietrelcina”. Padre Pio ha mantenuto la promessa. Il boom ebbe inizio nel 1995 e dopo dieci anni Pietrelcina era diventata un nuovo polo del turismo religioso: ogni anno due milioni di visite per un valore di 3,5 miliardi di euro e un numero altissimo di pernottamenti sparsi qua e là nei vari B&B. Fino al 2005. Poi cosa è successo? Meglio sarebbe dire cosa non è successo: non è mai andato in porto il progetto della cosiddetta “cittadella dell’accoglienza” che sarebbe dovuta sorgere su un’area di 35.000 metri quadri, delimitata da mura, torri, portici, all’interno della quale dovevano sorgere una struttura di accoglienza a 3 stelle in grado di offrire pernottamento a 500 persone e ristoro a 1.000 pellegrini ed una struttura ricettiva integrata composta da un albergo a 4 stelle di circa 600 posti letto con una capacità di ristorazione per 300 persone ed un auditorium per 1.200 posti, dotato di tre sale riunioni. Era inoltre prevista la nascita di due agenzie di viaggio localizzate nel centro storico di Pietrelcina e presso la struttura di accoglienza. Assai rilevanti le ricadute occupazionali previste: 800 nuovi posti di lavoro tra addetti nelle attività turistiche ed occupati nell’indotto. Un miracolo che non si è avverato, ma non per colpa di Padre Pio che la sua parte l’ha sempre fatta e continua a farla.