di Jean Pierre el Kozeh *
Quando due anni fa proposi ad alcuni amici di associarci in una formula che ricalcasse quella dell’ associazione Promemoria – caratterizzata dal fatto di coinvolgere su progetti concreti persone con orientamento politico diametralmente opposto ed esperienze professionali diverse – francamente non avrei creduto che un giorno avremmo destato un interesse mediatico tanto rilevante.
O meglio, speravo che se mai fosse avvenuto ciò sarebbe stato determinato dalle nostre attività e dai nostri progetti e non dalla presenza tra i nostri soci e promotori di Nazzareno Orlando.
Nel rispetto delle varie posizioni fin oggi pubblicate, invece, non posso fare a meno di notare che alcuno degli intervenuti ha espresso una sola opinione – positiva o negativa che sia – rispetto al merito delle attività dell’ associazione Parliamone mentre, invece, presidenti di quartiere ed animatori di benemerite associazioni – con argomentazioni e stili diversi – si sono trovati accumunati tutti contro l’anomalia Orlando.
A voler leggere tra le righe e a pensar male si potrebbe essere indotti a dedurre che qualcuno reputi di propria esclusiva pertinenza la difesa di alcuni territori, siano essi materiali – i quartieri – o immateriali – temi e questioni – e che quindi un’altra associazione che se ne occupi venga percepita come un competitor e dunque con fastidio e preoccupazione piuttosto che come un prezioso nuovo alleato .
Ma poiché io non sono un andreottiano convinto sono sicuro che a pensar male oltre che a far peccato si sbaglia anche e quindi cerco di salvare l’ anima abbandonando subito l’avventuroso terreno delle supposizioni a favore della meno perigliosa confutazione dialettica di argomentazioni che non mi convincono o da cui dissento.
Innanzitutto io credo – evidentemente al contrario di Alessio Masone – che il successo e l’appeal di una associazione sia determinata oltre che dalla sua capacità progettuale anche dalla sua capacità di azione e dallo stile con cui queste attività vengono realizzate; è riduttivo ed irrispettoso pensare che chi ha aderito a Parliamone lo abbia fatto per la presenza del politico più o meno noto e non perché abbia invece lì trovato spazio per le proprie idee o uno stile più affine alla propria persona.
Come credo sia riduttivo e fuori contestp – quello del XXI secolo più volte citato da Masone – il richiamo al conflitto d’interessi tra il politico Orlando e l’uomo dell’ impegno sociale: è proprio perché la politica oggi è troppo lontana dalla società civile che c’è bisogno di esempi concreti di persone che, avendo assunto cariche pubbliche, sappiano anche testimoniare attivamente, al di là dei palazzi del potere, la loro voglia di voler operare il cambiamento e soprattutto sappiano trovare modi di relazione con la società civile.
E mi sorprende non poco che l’ amico Masone per argomentare la sua posizione e “relegare” Orlando alla sua dimensione politica lo faccia chiedendogli – quasi fosse un novello dottor Jekyll con annessa controparte – se egli sia coerente con i proclamati principi dell’ impegno civile o invece connivente con sistemi malavitosi o di malcostume in quanto appartenente ad un sistema politico che, anche se ai massimi sistemi e quindi non alla sua portata, “non può non sapere”.
Questa domanda ha lo stesso vizio che avrebbe quella su che coerenza c’è tra vendere libri di carta che contribuiscono alla distruzione delle foreste ed essere promotore della rete ecologista Arcobaleno…
Io credo – come sono convinto che lo creda anche Masone – che il sistema, oltre che dal basso, lo si cambi dal di dentro: ben vengano quindi le associazioni, i comitati, i liberi consessi e tutto quello che è utile a coinvolgere, emozionare, convincere al cambiamento. D’altro canto ben venga il coinvolgimento in queste alte espressioni di vita democratica di esponenti del mondo politico se questo vuol dire poi, nelle scelte di governo della cosa pubblica, vincolarli ad un patto di coerenza con gli impegni assunti nell’ ambito sociale e civile.
Perché oggi c’è bisogno del contributo di tutti per aggregare una massa critica che determini cambiamento; c’è bisogno dell’ esperienza e della fantasia di molti per trovare nuove forme di coinvolgimento attivo; e soprattutto c’è bisogno che, quando si individuano obiettivi comuni, si sappiano trovare forme di collaborazione che indirizzino le energie verso il miglioramento reale della nostra qualità di vita.
* Socio fondatore associazione culturale “Parliamone”