di Alessio Masone *
La crisi delle ideologie e della democrazia rappresentativa, in corso nel XXI secolo, agevolerà, nella gestione dei beni comuni, un coinvolgimento dei cittadini, ormai attori politici, in qualità di consumatori critici, di associazioni per uno sviluppo sostenibile, di movimenti per la difesa del territorio e degli esclusi sociali. Stante la crisi dei sistemi di scala, in ambito economico, politico, sociale e ambientale, il modello verticistico, tipico dei partiti e delle grandi aziende, dovrà lasciare il passo a un modello orizzontale che, grazie a un cambiamento dal basso, potrà dare risposte alle emergenze sociali, occupazionali e di salubrità pubblica.
Ne consegue che alcuni uomini politici, quelli più capaci di contaminazione, vogliano intercettare le energie generate da una trasformazione sociale, sempre più incalzante: Nardone, con Futuridea, Orlando, con Parliamone, e Medici, con Palazzo di città, ne sono, solo, alcuni esempi.
Di per sé, il gesto, degli esponenti politici che familiarizzano con l’associazionismo, sembra avallare, velocizzandola, l’evoluzione sociale prevista. Ma, al di là della buona fede, in concreto, questo gesto tende a inficiare la portata rivoluzionaria del cambiamento dal basso.
Nell’attendere un processo di democratizzazione estrema della gestione pubblica, ci ritroveremmo esponenti politici capaci di controllare anche il mondo dell’associazionismo, come se, in parlamento, il presidente del partito di maggioranza, fosse anche il leader del partito di opposizione.
Come se la Coldiretti, ente nazionale a vocazione verticistica, volesse agevolare le attività di filiera corta tra produttore e consumatore: ne otterrebbe un risultato solo formale, disarmando, di fatto, un processo che spontaneamente sta spingendo i consumatori a relazionarsi ai piccoli produttori locali, in una, coesa e territoriale, “comunità del cibo”, perché la filiera corta non è solo un passaggio in meno, è, soprattutto, una forma mentis che non può essere calata dall’alto.
Come se le associazioni, culturali o ambientaliste, di carattere nazionale o internazionale, volessero, tramite i loro delegati sul territorio, essere protagoniste del cambiamento dal basso e della diffusione di una filiera corta: di fatto, avallano, con la loro ingombrante visibilità sovraterritoriale, un verticismo nei processi culturali e sociali.
Come se gli esponenti dell’associazionismo, una volta accettato gli incarichi presso gli enti territoriali, poi volessero continuare a essere parte del dibattito interno alle associazioni, senza avere più la garanzia di un’autonomia.
Quindi, nessuno è contro l’associazione Parliamone, di cui stimiamo, senza dubbio, i promotori. Si teme solo il duplice ruolo di Nazzareno Orlando: sebbene egli sia un’ottima persona, un politico colto e valente, la democrazia ha bisogno del pluralismo di quei ruoli che devono restare, garantisticamente, opposti, l’uno all’altro.
Anche per questo, è comprensibile il disagio di quelle associazioni che hanno difficoltà a radunare una manciata di partecipanti alle loro iniziative, mentre una specifica associazione, essendo promossa da un esponente politico, già assessore e, in futuro, probabile sindaco o deputato, riesce a coinvolgere frotte di simpatizzanti o, comunque, a riscuotere risonanza sul territorio.
Qualcuno ha scritto che Orlando, tramite l’associazione Parliamone, ha promosso iniziative a favore di temi, senza colore politico, come quella contro la povertà e i cambiamenti climatici o quella a favore dell’intitolazione di uno spazio pubblico a Giancarlo Siani, il giornalista trucidato dalla camorra.
Orlando è parte della società civile che, con coerenza, concretamente, è a favore della legalità, della giustizia sociale e della tutela ambientale? O, in quanto esponente di rilievo di un partito verticistico per antonomasia, è parte di quel sistema partitico che, di destra e di sinistra, per sopravvivere, alla ricerca di consensi e finanziamenti, dialoga con le grandi aziende (opere pubbliche, project financing e edilizia residenziale), di fatto, agevolando il braccio imprenditoriale della camorra, distruggendo la qualità ambientale del territorio e aumentando la disparità tra ricchi e poveri. Il vero Orlando è quello che dice o quello che fa?
Orlando, con la sua buona fede, rischia di consentire alla politica di mettere il cappello sulla società civile e di legittimare la classe politica nel suo agire sconsiderato.
Le associazioni, con la loro metodologia e con le loro idee, hanno il compito di condizionare i politici più illuminati, come Orlando: se un esponente politico del XXI secolo crede nella portata innovativa dell’associazionismo, dovrebbe mettersi in ascolto delle associazioni già esistenti sul territorio e non farsene una, personalizzata e su misura, per non farsi contaminare, neanche, ora, dal mondo in cambiamento.
Il cambiamento dal basso non è una moda: è una risposta fisiologica del sistema all’incapacità della democrazia rappresentativa di tutelare il bene comune. Cambiamento dal basso non significa che le leggi siano decise dalla popolazione, senza il filtro dei suoi rappresentanti: più realisticamente, significa che, in un’economia sovranazionale e, quindi, anche sovraterritoriale, il solo legiferare non sia più sufficiente per affrontare le emergenze in corso. Cambiamento dal basso, quindi, significa sostituire l’approccio del delegare con l’approccio del risolvere in prima persona le problematiche comuni: mettere in discussione i propri stili di vita, lasciare che la filiera corta, la cittadinanza attiva e il consumo critico portino nel quotidiano, dei processi sociali ed economici, le istanze di solidarietà e di tutela ambientale che, nel XX secolo, erano considerati, dalla politica e dalla popolazione, argomenti da trattare a parte.
Solo una classe dirigente che utilizza una pratica quotidiana responsabile, approcciando esperienzialmente alla sostenibilità, potrà padroneggiare le istanze di quello sviluppo sostenibile che, necessario a una società in trasformazione, considera, in un approccio integrato, sviluppo economico, tutela ambientale, giustizia sociale.
Non deve essere più tollerato, nella nostra era, il paradosso che avvocati, giudici e notai, nelle ore di lavoro, uomini di legge, e, nel quotidiano, conducenti di SUV, condividano gli stessi gusti di criminali e truffatori. Non è più sostenibile che la classe dirigente e intellettuale, fuori dal lavoro, abbia gli stessi approcci dei qualunquisti che non fanno un uso consapevole del tempo libero, condividendo, con questi, gli stessi viaggi, gli stessi gusti nell’abbigliamento e nei consumi alimentari. Non è possibile che nei luoghi istituzionali, mentre si discute di legalità o di rifiuti, si utilizzino gli stessi bicchieri e bottiglie di plastica presenti nel corso di una riunione di criminali.
I buoni propositi, nelle parole di un ogni uomo politico, suonano vuoti come quelli di chi, su facebook, condivide, con un virtuale e gratuito clic, “sono contrario alla fame nel mondo”.
Dirsi contrari a una ingiustizia, a parole, è una cosa, esserlo, nella pratica esperienziale, è un’altra: gli uomini politici, interessati al cambiamento, aprendosi a un nuova forma mentis, frequentino le attività promosse, orizzontalmente, dalla società civile e dall’associazionismo ecosolidale.
Gli uomini politici, se vogliono dare risposte al XXI, sappiano di essere, prima di ogni cosa, cittadini e consumatori che, con le loro scelte quotidiane e i loro stili di vita, sono già attori politici.
* cofondatore di:
Rete Arcobaleno – Associazioni per un’economia ecosolidale
Benevento EcoSolidale – Comunità ambientalista e solidale sannita
Tandem21/Quinua – Consumo Critico e Commercio Equo e Solidale
GAS Arcobaleno – Gruppo d’Acquisto Solidale
Art’Empori – La comunità dell’arte biodiversa, indipendente e orizzontale
Sannio in Movimento – Per l’identità e l’autonomia del territorio
Benevento Km Zero – EcoVicinanza a persone e a merci – Distretto di economia solidale
Semi EcoSolidali – Testimonial di gesti sostenibili
Manifesto BioDiverso degli stili di vita sostenibili
Gli AvamPost BioDiversi – www.avampost.wordpress.com