Ma davvero il cratere di Asteas, il celebre vaso del V secolo a.C. raffigurante il ratto d’Europa, è il vaso più bello del mondo? “Così dicono gli esperti”, assicura Giancristiano Desiderio. “E probabilmente – aggiunge – è quel che pensa anche Giorgio Napolitano, che due anni fa lo volle al Quirinale, dove fu posto al centro della rassegna che celebrava i cinquant’anni dell’Unione europea. Ora però non si sa quale fine farà. Se lo contendono infatti almeno due comuni: quello di Paestum, dove forse fu modellato e dipinto proprio da Asteas nella celebre fabbrica di vasellame d’ispirazione ateniese fondata in Campania da lui, e quello di Montesarchio, il comune del Sannio che lo ospita nel suo Museo Archeologico Nazionale. Ma potrebbe anche tornare a Sant’Agata dei Goti, dove fu trovato e trafugato negli anni ’70 per poi espatriare oltre Atlantico, a Malibu. Chi la spunterà”?
Giancristiano Desiderio, storico, saggista e giornalista, nonchè appassionato studioso di tradizioni e memorie sannite, vorrebbe che la spuntasse la sua Sant’Agata. “Ma qui – dice con una punta di stupita deplorazione – finora nessuno, incredibilmente, lo ha richiesto. Eppure nessun luogo come l’antica Saticula ha più titoli per rivendicare il possesso di quel vaso meraviglioso. Vi è rappresentata la scena di Zeus che sotto forma di toro rapisce la bella Europa. Ma ci sono anche Afrodite, Adone e Dioniso. Uno splendore di eleganza e raffinatezza. E da dove proviene questa meraviglia? Dalla Campania. Dal Sannio. Anzi, per essere più precisi, proprio da Sant’Agata dei Goti. E questo non deve stupire, perchè quell’area ricca di reperti archeologici, fra i quali i celebri vasi saticulani”.
La storia rocambolesca di questo bellissimo vaso merita di essere raccontata. “Si trovava – racconta Desiderio – al Getty Museum di Malibu. Come v’era giunto? Fu rinvenuto illecitamente (ma anche per fortuna) negli anni ’70 nella ricchissima zona archeologica di Sant’Agata dei Goti e acquistato per un milione di lire da un antiquario di Basilea che a sua volta lo piazzò per 300 mila dollari al museo californiano. Sul rinvenimento e su quel viaggio in America ci sono ancora indagini in corso. A Sant’Agata si è risaliti grazie a una foto. Chi ritrovò il vaso di Asteas ne capì la straordinaria bellezza e volle farsi immortalare accanto al reperto. Sia benedetta la vanità umana. Senza quella foto, infatti, il cratere non avrebbe fatto più ritorno a casa, non sarebbe stato al centro della mostra al Quirinale a simboleggiare l’Europa e ora nessuno se lo contenderebbe”.
“Finita la mostra europea – prosegue Desiderio – in un primo tempo pareva che il vaso fosse destinato al museo romano di Villa Giulia, che ospita reperti della civiltà etrusca. Invece, ha iniziato una serie di peregrinazioni per poi essere ospitato al Museo di Montesarchio, dedicato soprattutto alla cultura degli antichi Sanniti. Ma tra il vaso e i Sanniti non c’è molta affinità.
Ecco, allora, che Paestum avanza le sue rivendicazioni.
Tuttavia, proprio il ritrovamento nell’area dell’antica Saticula, puo’ essere la soluzione per dare una giusta patria al “vaso più bello del mondo”. Il vaso di Asteas non è certo l’unico ritrovato nella zona archeologica santagatese. Il British Museum e il Louvre espongono vasi e reperti provenienti da Sant’Agata dei Goti. Ma la più straordinaria raccolta di vasi saticulani non è visibile a nessuno”.
“Questa racolta – conclude Desiderio – è la raccolta Rainone-Mustilli: quasi 500 pezzi tra vasi, crateri, statuette. Custodita gelosamente e meritoriamente dalla famiglia Mustilli, è patrimonio nazionale (con tanto di decreto ministeriale) ma da sempre aspetta invano la nascita di un adeguato museo. Se Sant’Agata avesse questo benedetto museo per mostrare la strepitosa raccolta Rainone-Mustilli, chi mai le potrebbe negare di rivendicare legittimamente il vaso di Asteas, non a caso anche chiamato anche “il vaso di Sant’Agata dei Goti”? Nessuno”.
Fonte: IL VELINO