di Alessio Masone
Il mondo giornalistico finge di ignorare che il motivo, alla base di uno spostamento di attenzione, dalla carta stampata al web, risieda nel fatto che il XXI secolo necessita, nell’agire sociale, di un coinvolgimento attivo della popolazione.
Si diffonderanno, sempre più, negli anni, tutti quegli strumenti che consentono una veicolazione orizzontale delle informazioni: blog, liste di discussione…
Quindi non è in gioco, semplicemente, una preferenza dell’utilizzo del mezzo mediatico, tra quello cartaceo e quello telematico. E’ in discussione quel giornalismo che si ispira a un fare informazione, calato dall’alto, tipico delle grandi testate nazionali, dei professori che pontificano, che è stato, di fatto, custode di un arido status quo, invece che il pungolo verso quel cambiamento necessario ad affrontare le problematiche attuali, quali la crisi delle ideologie e le emergenze democratiche, occupazionali, ambientali e sociali.
Il XXI secolo, anche grazie al web, mette in discussione quella nomenklatura giornalistica che, con il suo insostenibile verticismo culturale, è complice, anche quando, a parole, lo condanna, di quel modello di sviluppo che, ormai superato, si basa sui sistemi di scala. Quel modello che consente al sistema politico, di destra e di sinistra, di saccheggiare i territori (a danno della salubrità pubblica e dell’economia locale) per fare affari con le grandi aziende, al fine di sostenere partiti e personaggi che, altrimenti, sarebbero già caduti nella pattumiera della storia che supera.
Il giornalismo parla di filiera corta e di processi orizzontali, trattandoli come costumi di un mondo economico scisso da quello sociale e culturale.
Parla di sviluppo sostenibile considerandolo un teorema esterno al mondo reale e da trattare con capitoli a parte. Invece, se il giornalismo avesse fatti propri quei contenuti, li utilizzerebbe come paradigma per analizzare il mondo in cambiamento, in ogni aspetto, dall’etica all’economia, dalla politica all’ambiente, dalla diversità al territorio, dalla ripresa economica alla giustizia sociale.
Senza mai mettere in discussione i suoi paradigmi, il giornalismo, sempre più, nel XXI secolo, sarà considerato dal cittadino, alla stessa stregua di quella classe dirigente incapace di prendersi cura della popolazione per cui lavora.
Se guardiamo il web con i nostri occhi, non con quelli di FB, quindi faticosamente e senza mediazione altrui, ci rendiamo conto che la società civile e il mondo intellettuale non sono più costituiti dalla classe giornalistica, dal mondo universitario, culturale e artistico, ma da chi, dal basso, sta concretamente cambiando il mondo: comitati di emergenza rifiuti, gruppi d’acquisto solidale, cooperative sociali, movimenti per gli immigrati e per i diversi, commercio equo e solidale, ambientalisti…
Le trasformazioni avvengono sempre silenziosamente, poi, grazie a un evento eclatante ed esteriore, improvvisamente, ne prendiamo atto: l’evento esteriore di oggi è il web.