di Giancristiano Desiderio
Gli ultimi dieci anni della nostra storia possono essere definiti, senza enfasi, i dieci anni che sconvolsero il mondo dell’informazione. Internet, i computer, i cellulari hanno modificato nella sostanza il modo di fare informazione e il modo di informarsi. L’ultimo rapporto Censis dedicato proprio a “I media tra crisi e metamorfosi” certifica, con dati numeri cifre percentuali, che gli italiani hanno cambiato le loro abitudini, sfogliano meno pagine di carta e sempre più pagine elettroniche. Il crollo della vendita dei giornali è evidente: dal 51,1 per cento del 2007 al 34,5 per cento del 2009. Il lettore cosiddetto “abituale” passava in edicola tre volte la settimana, mentre ora ha perso o comunque rivisto questa sua abitudine. “Questo significa che, prima della crisi, la metà degli italiani aveva un contatto stabile con i quotidiani, mentre adesso questa porzione si è ridotta a un terzo”, dice il Censis, “se si pensa che in questa quota sono compresi anche i quotidiani sportivi, si può capire quanto la crisi abbia reso ancora più marginale il ruolo della carta stampata nel processo di formazione dell’opinione pubblica nel nostro paese”. In realtà, l’ultima osservazione del rapporto Censis ha a che fare più con il mondo delle interpretazioni piuttosto che con quello delle percentuali. Se è vero, infatti, come è vero, che le abitudini dei lettori sono cambiate, è altrettanto vero che gli stessi giornali si sono “aggiornati” puntando più e meglio sugli approfondimenti – inchieste, focus, interventi – e affiancando alla carta stampata la “carta elettronica”. La carta stampata ha resistito al decennio terribile del ciclone di Internet e della telefonia mobile; tuttavia, tutto lascia pensare che il prossimo decennio ci sarà una nuova generazione che metterà insieme il web e la stampa.
I dieci anni che hanno sconvolto l’informazione hanno visto imporsi con merito e autorevolezza in Campania e nel Sannio il sito voluto, creato e periodicamente innovato da Billy Nuzzolillo: Sanniopress. Va riconosciuto a Billy Nuzzolillo di aver avuto un’intuizione che oggi appare scontata, ma nel secolo scorso era soltanto una scommessa. Il primo giornale telematico di Benevento – ma che fin dai primi tempi si è presentato già per andare oltre la nostra città – ha costruito nel tempo un esempio che ora, alla luce della giusta affermazione, è imitato. Dieci anni dopo la nascita di Sanniopress e l’intuizione di Nuzzolillo di portare il giornalismo sul web il mondo dell’informazione e dell’approfondimento a Benevento è cambiato. E sicuramente in meglio. Ci sono più notizie e c’è meno retorica. Anzi, per dirla tutta, possiamo dire che oggi le notizie nel Sannio passano prima di tutto attraverso canali innovativi che in tempo relativamente breve si sono consolidati. Certo, ci sono anche effetti collaterali: come, ad esempio, la ricerca della visibilità, l’ossessione della dichiarazione gratuita e, a volte, anche una tendenza alla manipolazione: rischi da contenere, se non è possibile evitarli del tutto. Di tutto questo e altro si potrà discutere nell’incontro dell’11 dicembre alla Biblioteca di Palazzo Terragnoli “Internet e le nuove frontiere del giornalismo”: sarà senz’altro un modo per festeggiare i primi dieci anni di Sanniopress ma, bando alle sterili celebrazioni, sarà anche un modo interessante per capire come saranno i prossimi dieci anni dell’informazione e come Sanniopress si candida ad essere un punto di riferimento per la libera e civile discussione nell’intera regione con Campaniapress.
Desiderio fa finta di ignorare che il motivo, che è alla base di uno spostamento di attenzione dalla carta stampata al web, sta nel fatto che il XXI secolo ha bisogno di un coinvolgimento attivo della popolazione nell’agire sociale.
Aumenteranno, sempre più negli anni, tutti quegli strumenti che consentono una veicolazione orizzontale delle informazioni: blog, liste di discussione…
Quindi non è in gioco, semplicemente, una preferenza dell’utilizzo del mezzo mediatico, tra quello cartaceo e quello telematico, ma la denuncia che il giornalismo, calato dall’alto, delle grandi testate nazionali, dei professori che pontificano, è stato, di fatto, custode di un arido status quo, invece che il pungolo verso quel cambiamento necessario ad affrontare le problematiche attuali, quali la crisi delle ideologie e le emergenze democratiche, occupazionali, ambientali e sociali.
Il XXI secolo mette in discussione quella nomenclatura giornalistica che, con il suo insostenibile verticismo culturale, è complice, anche quando, a parole, lo condanna, di un modello di sviluppo che, ormai superato, si basa sui sistemi di scala. Quel modello che consente al sistema politico, di destra e di sinistra, di saccheggiare il territorio (a danno della salubrità pubblica e dell’economia locale) per fare affari con le grandi aziende, al fine di sostenere partiti e personaggi che, altrimenti, sarebbero già caduti nella pattumiera della storia che supera.
Il giornalismo parla di filiera corta e di processi orizzontali, trattandoli come costumi sociali di un mondo economico scisso da quello sociale e culturale.
Parla di sviluppo sostenibile considerandolo un paradigma esterno al mondo reale e da trattare con capitoli a parte. Invece, se il giornalismo avesse fatti propri quei contenuti, li utilizzerebbe come paradigma per analizzare il mondo in cambiamento, in ogni aspetto, dall’etica all’economia, dalla politica all’ambiente, dalla diversità al territorio, dalla ripresa economica alla giustizia sociale.
Senza mai mettere in discussione i suoi paradigmi, il giornalismo, sempre più nel XXI secolo, sarà visto dal cittadino, alla stessa stregua di quella classe politica incapace di prendersi cura della popolazione per cui lavora.
Se guardiamo il web con i nostri occhi, non con quelli di FB, quindi faticosamente e senza mediazione altrui, ci rendiamo conto che la società civile e il mondo intellettuale non sono più costituiti dalla classe giornalistica e dal mondo universitario, ma da chi, dal basso, sta concretamente cambiando il mondo: comitati di emergenza rifiuti, gruppi d’acquisto solidale, cooperative sociali, movimenti per gli immigrati e per i diversi, commercio equo e solidale, ambientalisti…
Le trasformazioni avvengono sempre silenziosamente, poi, grazie a un evento eclatante ed esteriore, improvvisamente, ne prendiamo atto: l’evento esteriore di oggi è il web.