di Giancristiano Desiderio
Il nuovo ospedale zonale di Sant’Agata dei Goti, costruito, attrezzato, inaugurato, pronto per l’uso, non apre? La “colpa” è di Dario Franceschini e di Pierluigi Bersani, anche se loro non lo sanno. La crisi e le logiche congressuali del Pd travolgono il già delicato e compromesso sistema sanitario campano e, in particolare, quello più fragile del Sannio. I rapporti tra il Pd di Benevento e Antonio Bassolino sono stati sempre un po’ turbolenti, ma dopo che la maggioranza del partito ha firmato la “mozione Franceschini” il dialogo si è interrotto e gli esponenti del Pd sannita rimangono di fatto fuori dalla “stanza dei bottoni” di Bassolino, proprio quando è fondamentale esserci perché il ruolo di commissario alla sanità regionale svolto dal governatore è decisivo per l’apertura dell’ospedale Sant’Alfonso de’ Liguori indicato e voluto dalla stessa legge regionale del novembre 2008 come struttura di zona e di riferimento per i comuni della valle Telesina e Caudina. Così in un comune – Sant’Agata dei Goti – dove c’è il sindaco Pd, in una provincia – Benevento – dove c’è un presidente Pd e in una regione governata da ormai quindici e passa anni da Bassolino, il Pd non è la soluzione del problema ma è il problema. Ma la vera questione è che al Pd non piace la legge 16 che lo stesso Pd ha approvato. Motivo? Si vanno a chiudere troppe strutture sanitarie in un periodo che, ormai, è già pre-elettorale. Un pasticcio dai risultati grotteschi che ha condotto a quella che ormai nel Sannio è chiamata la “quarta guerra sannitica”.
Niente ospedale, niente voti
In un consiglio comunale speciale il sindaco Valentino – che siede anche nella giunta della Rocca dei Rettori, dove c’è come vice del presidente Cimitile il suo diretto antagonista in questa vicenda politico-sanitaria: l’ex deputato di Forza Italia ed ex sindaco di Cerreto Sannita Antonio Barbieri – ha dovuto ammettere di non riuscire ad avere uno straccio di incontro con Bassolino (mentre dovrebbe incontrare il sub-commissario) e ha affidato, di fatto, le sorti del nuovo ospedale sannita, costato oltre 30 milioni di euro, alla organizzazione della protesta popolare dei vari comitati civici. L’idea è quella di convocare per i prossimi giorni un consiglio comunale allargato agli altri comuni interessati – Durazzano, Moiano, Airola, Bonea, Bucciano, Arpaia, Montesarchio, Telese, Dugenta, Melizzano, Solopaca – da tenersi direttamente nel nuovo ospedale per mostrare a tutti come la struttura sanitaria è già completa e pronta a funzionare proprio secondo i termini di razionalizzazione della spesa ed efficacia degli interventi previsti e valutati dalla legge. In pratica, tutto l’aspetto sanitario e tecnico della vicenda è a posto, mentre fa difetto l’accordo politico. Proprio per questo motivo i comitati civici santagatesi chiedono il rispetto della legge e l’apertura dell’ospedale – l’unico ospedale che si è chiuso è proprio il vecchio ospedale santagatese – o indiranno lo “sciopero elettorale” a cui potrebbero aderire anche altri comuni. Numero di elettori? Oltre 25 mila. Niente ospedale, niente voti.
Santagata minaccia Sant’Agata
La moderna guerra sannita è una guerra tra sanniti. Mentre a Sant’Agata dei Goti confusamente si lotta per aprire l’ospedale, a Cerreto Sannita si lotta, anche con colpi al di sotto della cintura, per non far chiudere l’ospedale Santa Maria delle Grazie. Il sindaco di Cerreto che, ironia della sorte, si chiama Santagata, ha presentato all’Asl di Benevento una diffida “a non adottare alcun provvedimento volto all’apertura del nuovo Presidio Ospedaliero di Sant’Agata dei Goti”. Un atto grave e ancor più maldestro, tanto che il direttore generale dell’Asl, Bruno De Stefano, ha risposto con una lettera dicendo che il sindaco di Cerreto “non riuscendo a percorrere la via maestra della modifica” della legge “attraverso le ragioni della politica e delle sue rappresentanze” cerca “di intimidire il management della Asl di Benevento attraverso la minaccia di azioni e conseguenti danni ingiusti cercando di ottenere, in sede di esecuzione, ciò che non si riesce ad ottenere in sede di programmazione regionale”. Come si vede, una vera guerra tra istituzioni che, manco a dirlo, apre un ulteriore fronte politico. Questa volta dell’Udeur.
La posizione di Mastella
Il partito di Clemente Mastella, infatti, è schierato contemporaneamente per l’apertura del nuovo ospedale di Sant’Agata e la non-chiusura del presidio di Cerreto con la tesi, sostenuta sia da Sandra Lonardo sia da Fernando Errico, che le due cose non sono in contrasto. Ma le “intimidazioni e minacce” del sindaco di Cerreto smentiscono questa “tesi terzista” mettendo di fatto i due paesi e i due ospedali “l’un contro l’altro armati”. Nel bel mezzo di questo scontro politico e istituzionale si viene a trovare la Asl di Benevento che presenta se stessa come mera esecutrice della legge regionale, ma finora ha contribuito a chiudere il vecchio ospedale santagatese ed a mantenere aperto il vecchio ospedale di Cerreto lasciando il nuovo ospedale come una moderna e isolata cattedrale nella campagna sannita.
C’è poi un’altra novità. Si calcola che per mettere a regime il nuovo ospedale santagatese occorrano non meno di 3 milioni di euro. Questi soldi al momento non ci sarebbero e si guarda a Roma, cioè al ministro Tremonti, per accedere agli ormai noti fondi Fas (questa, in realtà, è addirittura più la volontà di Tremonti che di Bassolino che vorrebbe utilizzare la spesa corrente). I soldi sono necessari ma sarebbero anche sufficienti per avere una struttura funzionante, mentre l’ospedale di Cerreto con i suoi scarsi quaranta ricoveri è un presidio in forte perdita per il quale non basta il pozzo di San Patrizio. In fondo, è proprio questo il motivo che ha condotto alla crisi ospedaliera dei vecchi presidi dei due comuni e alla necessità di razionalizzare la spesa con l’apertura del nuovo ospedale di zona o intercomunale. Tuttavia, siccome in questa vicenda i colpi di scena abbondano, siamo sicuri che i due vecchi ospedali, una volta chiusi, non verranno riconvertiti in centri specializzati? Infatti, sembra che proprio la Asl abbia già pronti dei progetti di riconversione dei due presidi e, forse, questa quarta guerra sannitica si sarebbe potuta evitare se solo ci fosse stato uno straccio di partito o di classe dirigente un po’ più avveduta e meno dilettantesca. Ma, si sa, in primavera si vota. Forse.
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L’articolo è stato pubblicato nei giorni scorsi nell’edizione cartacea del Corriere del Mezzogiorno. Nelle prossime ore Giancristiano Desiderio offrirà, in esclusiva per Sanniopress, ulteriori aggiornamenti sulla situazione dell’ospedale di S. Agata de’ Goti e sulle ricadute a livello provinciale dell’intrigata questione (b.n.)