(Corriere del Mezzogiorno) – Altro che clima di concordia nazionale in vista dei 150 anni dell’unità d’Italia. La Provincia di Bergamo chiederà un risarcimento danni alla Regione Campania, alla Provincia di Benevento e al Comune di San Salvatore Telesino dopo il no a costruire in quest’ultimo paese una centrale energetica alimentata a biomasse. In ballo ci sono circa 4 milioni di euro che Bergamo ha già speso per la costruzione dell’impianto e di cui adesso chiede la restituzione agli enti campani. «L’accordo c’era già, poi ci si è messa di mezzo la politica» commenta Ettore Pirovano, leghista, da 40 giorni presidente della Provincia di Bergamo, al termine della seduta di Abm (la società multiservizi orobica) in cui è stata ribadita la volontà di dar battaglia sui 4 milioni. Lo stesso Pirovano, tuttavia, rivela il suo scetticismo sull’operazione: «Io quei soldi li avrei spesi per le infrastrutture del nostro territorio e anche un impianto per la produzione di energia l’avrei costruito qui, mica a Benevento». L’idea di partenza era ispirata a quei criteri di green economy che sembrano avere l’approvazione di tutti: Bergamo avrebbe costruito nel Sannio una centrale in grado di produrre energia bruciando scarti vegetali e agricoli. I kilowatt sarebbero stati poi immessi nella rete nazionale (che paga prezzi vantaggiosissimi all’energia derivante da fonti rinnovabili) e rivenduti alle aziende di Bergamo. L’intera operazione era stata affidata alla società Vocem, «figlia» di Abm e dunque a capitale quasi totalmente in mano alla provincia di Bergamo. «Se bisogna risolvere un problema nazionale non esistono Nord e Sud né steccati politici» aveva detto e ribadisce ora Valerio Bettoni, ex Forza Italia, ex presidente della Provincia di Bergamo che aveva mandato in porto l’operazione in collaborazione col suo omologo di Benevento, di area diessina. Bettoni, va ricordato, fu l’unico amministratore lombardo che durante la crisi dei rifiuti di Napoli si disse disposto a smaltire parte della spazzatura campana. L’area su cui costruire l’impianto era già stata individuata nel Comune di San Salvatore Telesino, Vocem l’aveva acquistata per oltre 3 milioni di euro, altri soldi erano stati spesi per la progettazione della centrale. Finché l’accordo Bergamo – Benevento è divenuto carta straccia, affossato dalla «conferenza dei servizi» tenutasi in Regione. C’è chi ha visto in questo dietrofront la guerra che in Campania contrappone il centrosinistra all’area politica di Clemente Mastella, chi invece i comitati spontanei locali che quell’impianto l’hanno sempre ritenuto l’ennesimo inceneritore punto e basta: «Benevento non produce una quantità di scarti vegetali tali da giustificare un impianto di quelle dimensioni» è sempre stato il loro punto di vista. Come prova a carico aggiungono anche una delibera votata dalla Provincia di Bergamo il 23 marzo scorso, con la quale si annuncia la dismissione proprio della società Vocem perché la produzione di energia non sarebbe in linea con gli scopi istituzionali dell’ente. «Quella società – sostengono i comitati non serviva a tutelare l’ambiente ma a fare cassa attraverso i cosiddetti certificati verdi» vale a dire l’acquisto da parte della rete elettrica nazionale a prezzi maggiorati dell’energia «pulita ». Morale: alleanza Nord – Sud fallita, impianto che va nel dimenticatoio e ricorso agli avvocati ormai scontato.
Claudio Del Frate