di Pietro Di Lorenzo *
Ci voleva forse l’ultima ondata di arresti eccellenti, con il coinvolgimento, anche se per adesso in via marginale, dei vertici politici regionali, per accendere di nuovo i riflettori sulla questione morale e sulla grave incidenza del (male)affare nella vita politica e amministrativa. La sanità, l’edilizia, i finanziamenti facili per le industrie, la formazione professionale, i grandi appalti, la manutenzione, e per finire, le energie alternative: bocconcini troppo appetibili per lasciare indifferenti gli apparati deviati dei partiti con la collaborazioni di imprese che ormai hanno abbandonato la “retta via”.
Il caso della centrale a biomasse di Pignataro Maggiore è l’emblema di un meccanismo fin troppo evidente di corruzione che, parte dall’alto, e raggiunge finanche il piccolo politico locale.
Non si parla più della superiorità morale di un partito rispetto all’altro, ed allora dovrebbe essere più facile affrontare la questione, contrastare cioè in modo chiaro ed evidente la corruzione della vita pubblica.
In genere, nel passato, si diceva che per contrastare la corruzione bastava rendere trasparenti i vari percorsi amministrativi. Forse in parte è vero, ma non basta. Anche i tanti assessorati alla trasparenza costituiti nelle amministrazioni pubbliche non sono stati affatto sufficienti a contrastare efficacemente il fenomeno, diventando solo uffici “passacarte” senza incidere efficacemente sul malaffare che, come abbiamo visto, si espande sempre di più. Finanche il procuratore della Repubblica Giandomenico Lepore, in una recente audizione con la Commissione Parlamentare Antimafia, in visita a Napoli, ha affermato che “almeno il 30% dei politici della nostra regione, sono collusi con la camorra”.
Con un simile marchio è quanto mai difficile per una persona “seria” occuparsi (come si dice) di politica. Sono tanti i casi di comunità locali che esprimono una sola lista, senza opposizione. Siamo sicuri che si tratta di governabilità? Ma senza alternativa c’è vera democrazia? E con una forte corruzione che fine farà la vera politica, quella che consente alle nostre comunità di esprimere il meglio e difendere quei valori che da sempre sono la forza dell’Italia?
È forse il caso di aprire finalmente gli occhi su una realtà che ormai si presenta con tutta la sua drammaticità. Si parla anche della necessità di rendere trasparente l’attività delle lobby, così come avviene negli Stati Uniti d’America, ma forse la molla che muove gran parte della corruzione si annida proprio all’interno degli apparati pubblici.
Una risposta univoca non c’è, ma certamente bisogna continuare a tenere alta la guardia e contare sull’azione giudiziaria e di denuncia contro questi veri e propri delinquenti che danneggiano il mondo delle imprese ed infestano la vita pubblica. Fino ad oggi bisogna dire grazie ai cittadini, alla instancabile voglia di denunciare dei vari comitati ed alle forze dell’ordine. Speriamo che un giorno, non troppo lontano, potremo dire grazie anche agli apparati dei partiti, che finalmente affronteranno la cosiddetta “questione morale”? Prima che sia troppo tardi!
* imprenditore