di Pietro Di Lorenzo*
Gli anni della grande azione governativa per l’industrializzazione (che brutto termine!) del Mezzogiorno sono trascorsi lasciandoci macerie e disoccupazione. Tanti debiti e fallimenti, all’ombra di immeritate carriere politiche e tanti sogni infranti su di un muro fatto di licenziamenti, prepensionamenti, mobilità, cassa integrazione e miserevoli bonus. I grandi boiardi di Stato con un seguito di politicanti senza scrupoli hanno di fatto, svenduto il territorio e danneggiato intere generazioni. La classe politica dirigente, cresciuta con questi presupposti, è quindi completamente inadeguata e delegittimata. Scarsa credibilità, che, unita al metodo attuale di selezione dei parlamentari, fanno aumentare ancor di più il distacco dei cittadini dalla politica. Ma ritornando al mondo produttivo, come si fa a giustificare la moltiplicazione di immensi capannoni e l’inaugurazione di aziende che hanno prodotto soltanto per pochi mesi?
Com’è possibile immaginare ancora grossi insediamenti industriali ed aree urbanizzate sostenendo costi di milioni e milioni di euro, sapendo che nessun imprenditore serio verrà a produrre in certe zone dove c’è una forte conflittualità ed una carenza di infrastrutture e servizi che rendono il prodotto fuori mercato?
I responsabili dei disastri sono sulla bocca di tutti, ovviamente sono invece più numerosi e occultati coloro che ci hanno lucrato. Anche oggi c’è magari chi continua ad arricchirsi, speculando tra le tante emergenze sulle spalle dei poveri malcapitati.
Un vero imprenditore, quello con la “I maiuscola”, non lascia la “sua azienda”, anzi, come un comandante di una nave è l’ultimo ad abbandonarla, prima che questa affondi! Parliamo ovviamente degli imprenditori legati al territorio, di quelli che sono fieri di stare nel reparto produzione, che fanno a meno, all’occorrenza, di segretarie e lussuosi uffici direzionali, che aprono la “saracinesca” ogni mattina. Quelli che non licenziano, quelli che non chiedono niente allo stato. Anzi chiedono allo Stato soltanto di garantire la sicurezza, le infrastrutture, i servizi.
I veri imprenditori pagano le tasse e accompagnano i dipendenti volenterosi verso la creazione di nuove aziende, sono quindi un vero e proprio volano di sviluppo per il territorio, diventandone una attrattiva.
I veri imprenditori pagano i fornitori e puntualmente i dipendenti, ma poi soffrono se, a causa dell’inefficienza della giustizia civile, devono attendere dieci anni per una sentenza.
Ed allora per innescare lo sviluppo, quello vero, sarebbe il caso che i politici facessero una buona volta i politici e, specialmente chi si trova alla guida di istituzioni ed enti locali, la smettesse di inventarsi imprenditore (con i soldi pubblici).
C’è invece tanto, tantissimo da fare per far funzionare e rendere efficienti le amministrazioni locali, eliminare la burocrazia, rendere più rapidi e certi i pagamenti, eliminare gli sprechi e far funzionare la cosiddetta “macchina amministrativa”.
Nel mentre si fa questo, ecco che, naturalmente, riappariranno le vere imprese, quelle piccole, quelle che nonostante tutto continuano a produrre e magari ad assumere. Senza bisogno di finanziamenti a fondo perduto e senza bisogno di sponsor politici.
* imprenditore