Un colpo al cerchio e uno alla botte. L’articolo di spalla critico di Mario Pedicini non compensa la cronaca entusiastica – al limite del servilismo – di Alessandra Gogliano: comunque Mastella si accaparra quasi il 50% della prima pagina dello scorso numero di “Realtà Sannita”. A “Panorama” dicevano che una donna nuda o una fotografia del Duce in copertina facesse aumentare le vendite del 25%. A Benevento pare invece che le vendite salgano quando si riesuma il nome del ras di Ceppaloni. De gustibus.
Comunque, tornando a Mastella, al di là delle banalità espresse nell’incontro sul federalismo (tema di fatto poco affrontato, avendo il politicante sannita parlato più che altro dei propri problemi giudiziari, a quanto si evince dal resoconto di Pedicini), colpisce il parallelo che questi avrebbe fatto con Mao Tze Tung (o Zedong, che si preferisce translitterare adesso), riferendosi alla “lunga marcia”, che nel 1934 vide spostarsi il leader cinese con il suo esercito rivoluzionario per evitare l’accerchiamento da parte delle truppe del Kuomintang agli ordini di Chang Kai-shek. Una “lunga marcia” durata 370 giorni in cui percorse circa 6000 km e in cui diffuse il credo comunista tra le popolazione dei territori attraversati.
Un bel paragone? A parte il comprensibile desiderio che Mastella e i suoi si allontanino per un anno, mettendosi in marcia per 6000 km, possibilmente ponendo gli Urali tra noi e loro, colpisce la leggerezza nel paragonarsi ad uno dei peggiori criminali della storia. Quaranta – dico quaranta – milioni di morti causati dalla politica riforma agraria avviata all’indomani della presa del potere, dalla susseguente carestia “procurata”, dalla violenta repressione degli oppositori della Rivoluzione Culturale (la Cina ha ancora attivi i campi di concentramento per prigionieri politici, ma guai a parlarne).
Un criminale come Mao, coccolato dalla cultura di sinistra per decenni (e quindi coerentemente immortalato nella bassolinana metropolitana di Napoli assieme ad artisti del calibro di Totò, Eduardo, Croce, Pasolini, Céline) dovrebbe far paura. Invece viene preso ad esempio.
Ma Mastella non si riferiva certo ai suoi crimini, direte. Immaginate se Berlusconi affermasse: “Voglio fare come Hitler”. Un putiferio! Ed anche se poi volesse spiegare: “Intendevo dire che voglio fare una nuova legge sulla caccia” oppure “Non voglio esercitare il potere se non con la maggioranza assoluta dei seggi al Parlamento”… dubito che la tempesta si placherebbe.
Comunque, c’è un altro motivo per cui Mastella farebbe bene a non evocare lo spettro di Mao Tse Tung: quello della “Banda dei Quattro”, capeggiata dalla moglie (dico moglie) del dittatore, arrestata e condannata a morte (pena poi commutata in quella dell’ergastolo). La donna si chiamava Jiang Qing, ma era conosciuta come Madame Mao. Da noi si sarebbe detta Lady Ma…
Gianandrea de Antonellis