Presentato ieri sera, presso la Sala Vergineo del Museo del Sannio, il libro dell’inviato del “Corriere della Sera”, Carlo Vulpio, “Roba nostra. Storie di soldi, politica, giustizia, nel sistema del malaffare”.
Nella introduzione, Sandra Sandrucci, del coordinamento di Altrabenevento, ha sottolineato che “il libro di Vulpio è di grande interesse perchè non si occupa esclusivamente degli affari e delle attività dei clan criminali che imperversano nel Meridione, ma punta l’attenzione sul sistema del malaffare, cioè della collusione tra affaristi senza scrupoli, funzionari pubblici e politici corrotti, i quali si appropriano di ingenti risorse pubbliche stanziate per la tutela del territorio. Per questo – ha sostenuto la Sandrucci -, gli ambientalisti non possono più limitarsi a disquisire di educazione ambientale, ma devono obbligatoriamente denunciare tutti gli abusi e le speculazioni che devastano il Sud dell’Italia”.
Gabriele Corona, presidente di Altrabenevento, ha posto l’accento soprattutto sulla nuova tangentopoli descritta efficacemente nel libro “Roba nostra”, caratterizzata “non più dalle mazzette degli imprenditori ai politici, quanto dalla rete di relazioni affaristiche tra disonesti politici, massoni, funzionari pubblici e qualche volta anche magistrati ed investigatori, che gestiscono direttamente i fondi pubblici destinati alla riqualificazione dei servizi e alla occupazione”. Corona nel suo intervento, ha più volte ricordato i dossier e le denunce di Altrabenevento per eclatanti casi di malaffare nel Sannio, che però la Procura della Repubblica tarda ad accertare e che la stampa in gran parte ignora, nonostante la gravità dei fatti segnalati, soprattutto a proposito di abusivismo edilizio.
Carlo Vulpio, l’autore d “Roba nostra”, dopo aver ricordato brevemente il contenuto del libro, si è soffermato a spiegare che “le attività illecite di gestione dei fondi europei fruttano miliardi di euro a faccendieri vari, con minori rischi di quelli che comunque corrono i malavitosi per le attività criminali che fruttano lo stesso importo”. Vulpio, ricordando le vicende politico- giudiziarie che hanno portato alla ribalta nazionale il malaffare in Basilicata, Puglia, Calabria e Molise, ha sottolineato che nei casi esaminati e trattati nel libro, e non solo quelli già noti relativi a De Magistris e alle inchieste Poseidone, Why Not e Toghe Lucane, i politici coinvolti sono indifferentemente di destra, di sinistra e di centro. Per questo Vulpio ha sottolineato “il valore dell’impegno dei tanti comitati e delle associazioni, come Altrabenevento, che si battono concretamente per contrastare le attività illecite a danno del territorio”.
Gioacchino Genchi, il consulente informatico del magistrato Luigi De Magistris nell’inchiesta “Why not”, intervenendo in teleconferenza ha, infine, spiegato, che in Italia sono stati fatti molti processi, compreso quello ad Andreotti, mentre a De Magistris sono state sottratte le inchieste. E a proposito delle polemiche con Mastella della scorsa estate ha spiegato che “l’aspetto grave della vicenda non è tanto rappresentato dal fatto che mi abbia definito mascalzone o chiamato Licio Genchi quanto piuttosto dal fatto che non abbia compreso che qualcuno lo avesse indotto all’errore. Mastella era assolutamente fuori dall’indagine sui fondi europei in Calabria. Nonostante ciò gli è stato fatto capire altro. Secondo me è stato creato un meccanismo perverso da parte di qualcuno che aveva interesse a far male a Mastella e a Prodi e a mettere in crisi quel sistema politico. Per questo non riesco a capire come sia potuto cadere in un simile tranello”.