di Billy Nuzzolillo
L’incontro-dibattito promosso questa sera dall’associazione Punto a Sinistra sul tema “Sante Ragioni: laicità e aborto” sicuramente non ha deluso quanti, sfidando la pioggia, sono accorsi presso il Museo del Sannio per assistervi.
Ma, soprattutto, ha tenuto fede all’impegno assunto da Antonio Medici (promotore dell’associazione) di non affrontare il tema in questione “con dogmatica e precostituita intolleranza, quanto piuttosto con la rappresentazione più limpida e potente dell’orientamento alla libertà d’espressione, che è connaturato all’etica laica”, e cioè aprendo “le porte del dibattito e del confronto anche all’espressione del pensiero cattolico”. Un approccio diverso quindi, anche per la diversità di contesto (inaugurazione dell’anno accademico dell’Università cattolica), rispetto al recente incontro con Giuliano Ferrara.
E proprio l’intervento di don Mario Iadanza (delegato dell’arcivescovo Andrea Mugione) è servito a ricondurre finalmente il confronto tra mondo laico e cattolico nell’alveo della normalità, dopo mesi di polemiche banali e strumentali, che hanno proiettato a livello nazionale un’immagine della città di Benevento di cui non si può essere fieri.
“Le polemiche su Batman e sulle dichiarazioni dell’allora assessore Medici mi fanno sorridere. Allo stesso modo non credo che serva neanche riesumare certi toni anticlericali” ha tagliato corto don Mario Iadanza, aggiungendo: “La laicità delle istituzioni civili è sancita dalla nostra carta costituzionale e non è quindi assolutamente in discussione. Nello stesso tempo, però, non va neanche negato il valore sociale della religione. Così come non si può negare che l’aborto è un trauma che genera sofferenza. Ecco perché va promossa la vita e, soprattutto, la sua qualità. Va promossa la conoscenza, ma anche il diritto al lavoro e alla sicurezza affinché non accadono più eventi tragici come la morte degli operai a Molfetta”. Iadanza ha infine nettamente preso le distanze da Giuliano Ferrara, pur non nominandolo esplicitamente.
Il ginecologo cattolico Antonio Ausania ha ammesso che “la sanzione penale non serve a scongiurare la pratica dell’aborto, così come non è giusto fare terrorismo psicologico attraverso talune immagini” riferendosi a quelle contenute negli opuscoli antiabortisti. Ha poi sottolineato l’importanza del ruolo che devono svolgere i consultori in materia di prevenzione ed ha infine offerto un importante spunto di riflessione, affermando che “in seguito all’introduzione dell’ecografia la risposta emozionale delle donne rispetto al feto è profondamente cambiata rispetto al passato”.
Di notevole spessore, e non poteva essere diversamente, anche gli interventi di Carla Castellacci, coautrice con Telmo Pievani del libro “Sante Ragioni”, e Flavia Zucco, presidente dell’associazione “Donne e Scienza”.
“Quella della “moratoria” sull’applicazione della legge 194 è, concretamente, la richiesta della sospensione di un diritto. Una cosa molto più simile all’imposizione della legge marziale che alla benemerita moratoria Onu sulla pena capitale. Ma se ne parla in tutta serietà come se l’aborto fosse una scelta di Stato, una scelta politica su cui non ci sarebbe niente di male a cambiare idea. Ci si “dimentica” che l’aborto è un diritto che può essere esercitato da soggetti in condizioni particolari – donne incinte che non possono attendere che qualcuno (chi?, con quale diritto?) prenda per loro una decisione su cosa sia meglio” ha spiegato Carla Castellacci, aggiungendo: “Nel mondo sono circa 68.000 le donne che ogni anno muoiono o subiscono gravi mutilazioni a causa di aborti praticati in condizioni di illegalità. Di qui, l’importanza di una legge come la 194 che assicura, invece, un’assoluta tutela per le donne e che ha determinato negli anni un sostanziale dimezzamento degli aborti praticati nelle strutture pubbliche e la scomparsa degli aborti clandestini”.
Riferendosi al rapporto tra etica e scienza, Falvia Zucco, ha spiegato che “lo studio e la conoscenza della vita non può non trascinare con sé gli aspetti “non razionali” che ad essa sono strettamente connessi, sia nell’immaginario individuale che collettivo. Inoltre le stesse regole e leggi che intorno alla vita sono state costruite, ispirandosi a valori storicizzati e non, vengono in qualche modo investite dal progresso della conoscenza in questo settore”.
La presidente dell’associazione “Donne e Scienza” ha, infine, denunciato che “la chiesa cattolica mentre cerca di salvaguardare la “naturalità” della nascita e della famiglia, limitando le possibilità offerte dalla tecnologia e la libertà della ricerca, allo stesso tempo, paradossalmente accetta ogni accorgimento tecnologico, contro la “naturalità” della morte”.