Prima che i riflettori della stampa nazionale ed internazionale focalizzassero la loro attenzione su Napoli, richiamati dall’emergenza rifiuti, era difficile puntare il dito contro il sistema di potere messo in piedi dal governatore Antonio Bassolino. Per capire il clima che ha regnato sotto il Vesuvio in questi anni basta ricordare la rivolta degli intellettuali napoletani ai tempi della famosa inchiesta di Giorgio Bocca. Un clima che è stato ricordato nei giorni scorsi il direttore del Corriere del Mezzogiorno, Marco Demarco, intervenendo alla Villa dei papi alla presentazione del suo libro “L’altra metà della storia”.Proprio il Corriere del Mezzogiorno, attraverso le lucide e spietate analisi del suo direttore e, le coraggiose inchieste sul malgoverno del centrosinistra, è stato l’eccezione più evidente rispetto al conformismo informativo di questi anni.
Dalle colonne del Corriere hanno potuto esprimere il loro coraggioso dissenso al regime anche il filosofo De Giovanni, il sindaco di Salerno De Luca e pochi altri intellettuali, tra cui il sannita Giancristiano Desiderio, che ha più volte denunciato la “normalizzazione” operata da Bassolino. “Una comunità – ha spiegato – è normalizzata quando gli abitanti fingono che tutto va bene, mentre si sa che tutto va male… La forza dell’abitudine confonde le idee e rende meno chiara la differenza tra ciò che è bene e ciò che è male. La normalizzazione delle cose non-normali è la forma che ha assunto la potenza della politica in Campania e, contemporaneamente, è il segno più concreto della impotenza civile della politica”. Il fenomeno viene descritto minuziosamente nel libro “L’autoinganno –
E’ proprio Demarco a spiegare nella prefazione al libro di Desiderio che, “Bassolino ha sempre avuto un passato per giustificarsi e un futuro per illudere. Ha sempre potuto spiegare le sue inefficienze con gli errori commessi in passato dai Gava e dai Pomicino o, addirittura, dai Lauro. Oggi, da questo punto di vista, non è più credibile, perché governa ormai ininterrottamente da più di quattordici anni e perché sono in molti a credere che “stavamo meglio quando stavamo peggio”. Non solo. Anche il rimando al futuro è diventato improponibile, perché il ciclo di Bassolino è ormai finito, per sua stessa ammissione”. Non mancano, infine, i riferimenti al Sannio, all’ex ministro della Giustizia e al paese di origine dell’autore, e cioè S. Agata dei Goti. Particolarmente simpatico è il paragrafo “Odi et amo” dedicato proprio a Mastella, in cui Desiderio scrive: “Lo confesso: sono innamorato di Mastella. Se non ci fosse andrebbe inventato… Con lui non ci annoia mai. Una ne fa e cento ne pensa pur di stare a galla e difendere con le unghie e con i denti, e con la moglie Sandra, il suo partito formato famiglia dalla sigla cacofonica: Udeur… Qual è il sistema politico che piace a Mastella? Denise Pardo lo ha battezzato “sistema Ceppaloni”. Perché qui Clemente è sindaco, mentre la moglie è presidente del Consiglio regionale, e il figlio Elio è presidente dell’associazione beneventana Iside Nova, il cognato Pasquale Giuditta è deputato, il cugino della moglie è presidente dell’Istituto autonomo (?) case popolari e…. si potrebbe continuare per un mezzo del pezzo tra cariche e parentele”.
Billy Nuzzolillo (www.billynuzzolillo.it)