(Sanniopress) – Dopo lo scandalo dei fondi pubblici della Regione Lazio utilizzati dai consiglieri per affari privati, il Governo annuncia provvedimenti, come se il fenomeno fosse nato oggi. La Corte dei Conti ha denunciato più volte che in questo nostro paese, la corruzione costa 60 miliardi di euro all’anno. Sono i soldi delle tangenti che fanno lievitare il costo delle opere pubbliche del 40% rispetto al resto dell’Europa a cui si aggiungono gli sperperi per spese sostenute a vantaggio di politici o faccendieri ad essi collegati.
Per anni i partiti hanno protestato per le indagini della magistratura, assicurando che la “politica” avrebbe moralizzato se stessa e la pubblica amministrazione, ma dopo 20 anni da tangentopoli, adesso tutti ammettono che la corruzione è addirittura aumentata. Lo spreco di denaro pubblico, destinato a servizi per i cittadini, non si ferma neppure di fronte ad una crisi economica che già riduce le risorse a disposizione delle pubbliche amministrazioni.
Il governo che non riesce ad approvare le norme anticorruzione, fa finta di correre ai ripari con i palliativi, e quindi c’è solo da sperare che, finalmente, siano i cittadini, singoli o associati, a denunciare i casi di malaffare.
Altrabenevento in sette anni di attività si è assunta la responsabilità di presentare esposti e dossier per segnalare, anche attraverso la stampa a volte reticente, numerosi casi di abusi edilizi, devastazioni del territorio, inquinamento a danno della salute pubblica, appalti e concorsi truccati, collusioni tra camorristi e amministratori pubblici, uso improprio delle risorse degli enti locali.
Diverse indagini della Procura della Repubblica hanno riguardato queste vicende ma spesso, soprattutto quando ci sono di mezzo i politici, l’azione della magistratura si ingarbuglia con procedimenti e decisioni contraddittori, oppure subisce strani ritardi fino alla prescrizione dei reati.
Nonostante questo, noi non ci arrendiamo e continuamo a segnalare, pubblicamente, lo sperpero di denaro da parte di enti e servizi pubblici, sui quali bisogna fare immediatamente chiarezza.
E’ il caso, ad esempio, della gestione degli immobili della ASL di Benevento.
L’Azienda che deve fornire fondamentali ed insostituibili servizi sanitari e di assistenza, ogni anno spende quasi 2 milioni e 100 euro per fittare da privati le sedi necessarie, mentre continua a tenere chiusi e non utilizzati altri stabili di sua proprietà.
Un caso eclatante, già segnalato, riguarda l’ex Casa del Pellegrino di Piana Romana che l’ASL ha acquistato dal Comune di Pietrelcina nel 2005 con un contratto che prevedeva la spesa di 2.036.000 euro, ma non lo ha mai utilizzata. Era stata costruita con fondi pubblici per il turismo a Pietrelcina e allora perchè gli amministratori pietrelcinesi non l’hanno usata? Perchè la ASL l’ha acquistata con i soldi prelevati dal Bilancio della Azienda e quindi sottratti alle risorse destinate all’assistenza, e poi non la usa? Se non serviva perchè è stato acquistata? Perchè quello stabile non viene utilizzato almeno per ospitare servizi attualmente garantiti in strutture per le quali si pagano diverse centinaia di migliaia di euro di fitto?
In questi giorni emerge un altro caso emblematico, quello della nuova sede destinata al Poliambulatorio di Telese attualmente ospitato in locali indecenti.
Per acquistare da un privato i nuovi locali, la ASL ha firmato un contratto per 2 milioni e 200 mila euro, di cui 1.300.000 già versati. A seguito di lavori di adeguamento richiesti dalla stessa ASL, ed autorizzati in sanatoria dal Comune, la sede è pronta per l’uso, ma l’Azienda sanitaria adesso non la vuole più utilizzare. Preferisce tenere il Poliambulatorio nei vecchi fatiscenti locali e intanto annuncia di voler ripristinare lo stabile dell’ex ospedale di Cerreto già dichiarati non idonei per motivi che rimangono misteriosi.
Il direttore della ASL, o gli amministratori di Telese, qualche spiegazione dovrebbero darla.
* presidente di Altrabenevento