(Sanniopress) – Matteo Renzi il rottamatore è arrivato a Benevento. Benvenuto. Benvenuto nella patria dei conservatori. Anzi, dei reazionari. Dove sono? Tutti nel suo partito. Quel Pd che è la brutta copia della Democrazia cristiana di un tempo. Sono tutti antirottamatori. Ad iniziare dal primo da rottamare. Umberto Del Basso De Caro con aria pensosa ha fatto una battuta involontaria: “Un impegno personale per il rinnovamento generazionale del partito democratico”. Battuta degna del palco dell’Arcimboldi. Per essere coerente con se stesso, Renzi a Benevento dovrebbe rottamare tutto il suo partito. Se ne è reso conto lui stesso quando ad ascoltarlo ha trovato tra i democratici solo Nardone figlio. Gli altri stanno tutti con Bersani. Ma non perché condividano le famose lenzuolate di Bersani o le sue metafore. Macché. Stanno lì perché li stanno e non c’è motivo, al momento, di cambiare posizione. Il partito al momento è con Bersani e loro, da ottimi dorotei, stanno con il partito. Ma se il sindaco di Firenze dovesse spuntarla, ecco che tutto il loro coraggio, la loro lungimiranza e la gran voglia di rischiare e innovare li porterebbe a saltare sul camper del vincitore. Per loro lo slogan del rottamatore è da rottamare: al posto di Adesso preferiscono Dopo. E se no che reazionari sarebbero? Prima devo capire bene come andrà a finire e dopo, soltanto Dopo, potranno schierarsi ed essere progressisti.
Ecco perché non si capisce bene che cosa sia venuto a fare a Benevento il sindaco di Firenze. Certo, venendo dalla sponda dell’Arno potrebbe dire, come diceva uno un po’ più famoso di lui che di rottamare aveva una gran voglia, “se io vado chi resta, se io resto chi va”. Sarà per questo che ha voluto fare personalmente un salto tra il Sabato e il Calore, magari – come ha detto – per chiedere i voti agli elettori di Berlusconi. I quali, in verità, ne hanno un bel po’ di motivi per essere delusi e potrebbero dargli una mano. Tra i rottamatori c’era bel po’ di gens berlusconiana ad ascoltare l’ex concorrente di Mike Bongiorno. Gli elettori di Berlusconi sono sensibili alla “ruota della fortuna”. Il sindaco, da buon toscano, ha la lingua sciolta e la battuta pronta, molto meglio delle involontarie arcimboldate di Robin. Fra’ Matteo ha qualcosa di Berlusconi, con il quale è andato come si sa a pranzo. Ma quanto ai voti, beh, è un altro paio di maniche. Perché Benevento non ha mai fatto tendenza. Questi sono tempi – si sa – di cozze e di cozze pelose. Ebbene, a Benevento l’elettorato è talmente attaccato come una cozza pelosa allo scoglio che non cambia le sue abitudini così su due piedi. Per cambiare le loro abitudini politiche i beneventani vogliono diventare millepiedi. Voglio tastare bene il terreno, anche se si trovano nel bel mezzo di un terremoto. Anche in questo caso lo slogan non va bene: anche i berlusconiani preferiscono Dopo al posto di Adesso.
Benevento fa tendenza soltanto dopo. E’ abituata a fare tendenza quando la nuova acqua è passata già da un pezzo sotto i ponti. A quel punto si può dire Adesso: quando il rischio è passato, il terremoto è finito, le cose si sono assestate, adesso sì che si può cambiare cavallo. I beneventani, che rimpiangono il papa-re, sono tutti assertori della verità del principe di Salina. Si lamentano, protestano, si sfogano su facebook ma poi fanno come il compagno Ferrini: si adeguano. Diventano progressisti e rottamatori solo quando devono cambiare per continuare ad essere conservatori.