(Sanniopress) – Scolavamo birra e citavamo Marcuse. I più beoti si fermavano a Marx. Andavamo a zonzo tutta la serata. Quelli che fumavano, quasi tutti, potevano almeno cincischiare col tabacco. Ci piaceva la fica, fica uber alles. Anelavamo alla vulva, sempre, ovunque, veri morti di fica. La buscavamo troppo di rado. Avevamo spiccioli in tasca e scialacquavamo in alcol e fumo. Eravamo depressi cronici e inalavamo popper. In mezzo alla piazzetta, sotto il colonnato, sbandavamo per due minuti. Poi pisciavamo, zeppi di luppolo, dietro l’angolo e sotto i portoni.
Uscivamo con i mezzi pubblici e non pagavamo il biglietto. Arrivavamo da tutto il circondario. Facevamo politica. Nella borsa a tracolla portavamo Bakunin e Malatesta, Merlino e Cafiero. Gli stronzi studiavano Stirner, i più radicali i teorici dell’emancipazione animale. Ci preparavamo a sbrindellarci con i teorici dell’anarchia sotto mano. Dicevamo minchiate in serie. Ne dicevamo a tal punto che dovevamo per forza sbandare. E più sbandavamo con i fumi dell’alcol più proferivamo spropositi. Dio e lo Stato erano le belve da abbattere, e dopo le 23 li liquidavamo prima per via alcolica, poi per vie urinarie.
Sopra le gradinate della piazza ce le cantavamo e suonavamo tra di noi. Sputavamo sentenze contro i tipi vestiti alla moda, noi che giravamo con quattro stracci sdruciti. Guardavamo affamati le fregne. Con la birra in corpo, la piazza diventava una marea di fica. Ogni tanto scopavamo fattone e disperate, raramente fiche serie. Se non si chiavava, e non si chiavava 95 giorni su cento, c’era sempre il tunisino all’angolo. “Prezzo di favore per gli amici” aveva imparato a ripetere, lo stronzo, per smerciare copertoni a panelle. Con 50 euro stavamo a posto tutta la serata, sempre al centro della piazzetta.
I locali alla moda li tenevamo a distanza di sicurezza, senza che se ne risentissero granché, invero. Quando stavamo sull’orlo del collasso ci pensavamo. Cioè, pensavamo alla bella fica dei posti alla moda. Partivamo sbronzi, facevamo i pagliacci, offrivamo fumo e quattro chiacchiere sofisticate. Era sfiancante ma pure si doveva trovare il modo di inzuppare il biscotto in una passera degna di questo nome.
A volte ci chiedevamo se ne valesse la pena. Pensavamo che magari sarebbe stato meglio andare a nanna più che ingurgitare Peroni. I vegetariani, che forse trenta Winston blu quotidiane avessero poco da spartire con la buona salute indotta dal consumo vegetale. Non c’era mai nessuno che seguisse questa vocazione. Al contrario, passavamo dritti al popper, senza troppi indugi. E continuavamo a pisciare sotto i porticati.