(Sanniopress) – Colasanto del ColaSannio pare il papa. Come Sua Santità, un vecchietto canuto onestamente e simpaticamente reazionario, ciancia aulicamente di “laicità positiva” e, meglio ancora, “sana laicità”, avendo in spregio Illuminismo, libertà di coscienza e, perciò, la laicità, così il “direttore-editore-stampatore-consigliere regionale” (copyright di Billy Nuzzolillo) più modestamente s’arrabatta con la “sana libertà”, lui che non è liberale ma liberaloide. Perchè il libero mercato è bello, “la belva va affamata” e l’efficienza prima di tutto, ma pure pecunia non olet, con i fondi per l’editoria ci mangiamo perbene e qualche deroga ad hoc non ha mai ucciso nessuno.
E la buonanima di Togliatti, altro noto “liberale”, pure proclamava la “vera libertà”, quella delle democrazie popolari dell’Est a cui l’Italia aveva mancato di agganciarsi, celebrando per intanto i sicari di Stalin “benemeriti dell’umanità” e i tribunali moscoviti “totale garanzia di equità”. Il Colasanto del Berluchistan, dal canto suo, certo non ha niente da spartire con i carnefici ma dimessamente tresca con il liberalismo senza libertà del Pdl, quello corporativo dei Gasparri e clericale delle Roccella. Frattanto, da buon liberale alle vongole, ribadisce che è gladiatore della “sana libertà”, e sempre cerca di spacciare la solita fuffa.
Ma il Colasanto si avvicina, su tutto, al Berluska di fine impero o al panamense Martinelli. “Cesare” nel ’94 cianciava di libertà, senza attributi, oggi gli aggrada la “vera libertà”. Scrive i “Discorsi sulla democrazia”, sorta di versione italiana dei saggi su libertà e democrazia di Kim Il Sung, potendo così fare l’editore “liberale”, quello della satira senza limiti versione Striscia la notizia “Cavaliere Mascarato”. E il nostro, buon discepolo, fa la Pravda beneventana.
Intendersi su cosa sia la libertà, assenza di restrizioni legali? capacità-capability? libertà negativa o positiva? libertà politica o anche economica?, è arduo. Tutti a cincischiare di libertà, persino i papi, e non si capisce più una mazza. Una cosa è chiara: quando aggettivano libertà, laicità e democrazia straparlano, insomma, vendono panzane. Non dicono libertà ma dicono la sua negazione. Anche nel Sannio del ColaSannio.