(Sanniopress) – Se ieri ero perplesso, oggi lo sono di più. Ma per il motivo opposto: ieri ero perplesso perché le cose erano poco chiare, oggi sono perplesso perché le cose sono chiare, anche troppo. Solo il capo della Procura di Benevento, Giuseppe Maddalena, poteva fare luce e le sue parole fanno luce fin dove è possibile. Ma tanto basta. E allora vediamo i fatti che, come si usa dire con formula retorica, parlano da soli.
Dunque, Antonio Clemente ha messo su i due processi della Luna e dei Sanniti. Non sono processi destinati a fare epoca, ma sono di certo importanti a Benevento e non solo a Benevento perché Clemente Mastella per la prima volta nella sua lunga storia politica gioca nel ruolo di imputato. Giunti però al momento della verità (processuale) o del dibattimento, ecco il colpo di scena: il pubblico ministero di Montesarchio tira i remi in barca per eccesso di carico di lavoro. Come ha spiegato il procuratore Maddalena, alla presenza dello stesso sostituto Clemente, è proprio la gran mole di lavoro che gravava sulle spalle del suo sostituto ad averlo indotto a sostituirlo. Non solo. Proprio Clemente ha fatto presente il gran peso del lavoro e ha chiesto di esserne un po’ alleggerito. Così Maddalena è andato incontro alla richiesta di Clemente e alle sue esigenze professionali e gli ho tolto la titolarità di tre processi: quello relativo alla Cassa di mutualità del Sannio e i due riguardanti i Mastella. Avrebbe potuto Maddalena fare altre scelte? Non lo so. Ciò che so è che queste sono state le sue scelte motivate – ripeto – con la richiesta di Clemente e con il pesante carico di lavoro. Il procuratore capo ha, inoltre, speso parole di encomio per il suo sostituto e lo ha elogiato anche in sede istituzionale al Consiglio superiore della magistratura.
Questi sono i fatti con cui il procuratore Maddalena ha motivato le sue scelte. Sono motivazioni credibili? Sì. Le parole di Giuseppe Maddalena sono degne di fede anche quando il loro intento, per motivi professionali e di giurisdizione, non è del tutto manifesto. Da questa ricostruzione, però, rimane fuori un fatto decisivo di cui tutti siamo a conoscenza: l’esposto presentato da Clemente Mastella al Csm sul suo pubblico accusatore Antonio Clemente. Non è un mistero per nessuno e Mastella non ne ha mai fatto mistero con nessuno: Clemente non gli piace e, potendo, farebbe a meno di farsi interrogare in dibattimento processuale da Clemente come, di fatto, avverrà.
L’esistenza dell’esposto di Mastella al Csm su Clemente non è un fatto secondario di questa vicenda. Può darsi che nelle scelte della Procura non abbia influito, anzi, non ha influito. Ma non lo si può ignorare. Per capirlo proviamo a immaginare i fatti della sostituzione del pubblico ministero in un altro modo. Così: Clemente fa presente che il peso del suo lavoro è gravoso e chiede di esserne un po’ alleggerito. Il procuratore, però, sapendo dell’esposto di Mastella gli risponde che capisce le difficoltà e la fatica ma ora bisogna tener duro e continuare a lavorare perché se gli togliesse la titolarità dei processi in cui sono imputati i Mastella si genererebbero degli equivoci e si presterebbe il fianco a delle critiche o lamentele.
Ecco, se i fatti fossero andati così e il sostituto non fosse stato sostituito, il comportamento della Procura sarebbe stato ineccepibile. Invece, come sappiamo, i fatti sono andati diversamente e qualcosa che non torna in fondo c’è: la scelta di sostituire Clemente incontra, lo si voglia o no, il desiderio e le intenzioni di Mastella di liberarsi di quel pubblico ministero. Tant’è vero che il procuratore Maddalena ha voluto evidenziare che lui stesso conosce bene i fascicoli e quindi sulla serietà ed equità dei processi c’è la sua garanzia. Cosa, quest’ultima, che non è neanche in discussione perché i magistrati che hanno preso il posto di Clemente sono competenti e rigorosi. La cosa che è invece in discussione è l’opportunità: non si poteva fare a meno di sostituire Clemente dal momento che si sapeva che Mastella non gradiva quel pubblico ministero? L’interpretazione di questa opportunità da parte della Procura è stata, evidentemente, diversa.
Come si sa, la moglie di Cesare non solo è al di sopra di ogni sospetto, ma deve anche apparire al di sopra di ogni sospetto. A volte non bisogna soltanto essere ma anche apparire. Insomma, bisogna salvare anche le apparenze. La Procura ha fatto scelte diverse ma, come riteniamo, sempre con lo scopo di salvaguardare la giurisdizione e il buon lavoro di tutti. Il procuratore Maddalena sta agendo bene e con apprezzati risultati, più volte gliene abbiamo dato atto. Con la sua presenza a Benevento la giustizia è più giusta e il motto “la legge è uguale per tutti” è più vero. E proprio in forza di ciò ci permettiamo di dire che anche i pubblici ministeri dovrebbero essere uguali per tutti, altrimenti il cittadino comune come me non capisce perché a lui non sia concesso avvalersi, ai fini dell’amministrazione della giustizia, della sostituzione del pubblico ministero.
Il cittadino comune troppo spesso non sa cose che un Procuratore capo potrebbe già sapere ed aver, in questo modo, giocato d’anticipo.
Intanto, semmai i coniugi Mastella dovessere essere condannati, nessuno potrà mai supporre che ci siano vizi di personale conflittualità con il PM.
Se dovessero essere assolti, la stessa competenza e rigorosità dei magistrati che hanno preso il carico di lavoro, garantirà sulla loro innocenza.
Sin qui la Giustizia ne esce salva e senza ombre.
Ombre che sembrano per forza volersi creare come un gioco cinese molto antico.
Cuore sereno non ha paura di fulmini e tuoni.
Questo è un antico detto locale saggio anche ai giapponesi.
C’è qualcosa di poco chiaro ma riguarda solo l’aver voluto dare ad intendere di non aver richiesto alleggerimenti ma di non aver poi negato quanto spiegato dal dott. Maddalena.
E questa incongruenza è per ora una delle cose certe e chiare.
Per il resto, delle beghe di un Clemente contro un Clemente, il cittadino comune, fiducioso nella Giustizia, sa attendere con pazienza ciò che il CSM deciderà in merito a questa se non ad altre vicende.
Per ora, come evidenziato proprio con la imparzialità, professiopnalità, rigorosità e competenza del dott. Maddalena e dei nuovi incaricati, chi ne esce salva è proprio la Giustizia ed il senso di fiducia in essa riposto